L’ex parlamentare di FI oggi in Azione: «Non abbiamo bisogno dei renziani per presentarci, possiamo correre anche senza raccolta firme»
Andrea Cangini, oggi di Azione, ieri di Forza Italia. Cosa ne pensa di un patto tra Azione di Carlo Calenda con Italia Viva di Matteo Renzi?
«Sono ottimista, se son rose fioriranno».
Ma lei cosa ne pensa?
«Penso che mai come oggi i due poli si caratterizzino come uno di destra destra e l’altro di sinistra sinistra e siano entrambi dominati dalle rispettive demagogie. E questo rende urgente, per il bene futuro del Paese, che si costruisca un’offerta politica in reazione a tale demagogia imperante».
Lei sta dunque parlando di un terzo polo. Cosa ne pensa se questo venisse dall’alleanza di Azione e di Italia Viva?
«Questo se lo vedranno Calenda e Renzi. Però voglio dire una cosa importante».
Prego.
«In queste ore il Parlamento europeo, il Viminale e un costituzionalista autorevole come Sabino Cassese hanno detto che Azione è nelle condizioni di presentarsi alle elezioni esentato dalla raccolta delle firme».
Questo vuol dire che Calenda non ha bisogno di allearsi con Renzi per potere correre alle elezioni.
«Esattamente».
È una cosa certa quindi?
«Certa».
Però con questa legge elettorale sono le coalizioni che premiano…
«Se l’obiettivo di Calenda fosse stato quello di massimizzare i propri eletti avrebbe chiuso, nonostante tutto, l’accordo con il Pd. Lo stesso vale anche per me: sarei rimasto sul carro dei probabili vincitori».
Veramente, quel patto Calenda lo aveva chiuso…
«Ma è stato Letta che ha tradito l’accordo».
In che senso?
«Ha dato pari dignità all’accordo fatto con +Europa e Azione con quello fatto con Fratoianni e Bonelli. E questo non era nei patti».
Azione è diventato il suo partito dopo l’abbandono di Forza Italia. Quando ha preso contatto con Carlo Calenda?
«Dopo che sono stato l’unico senatore del centrodestra che ha votato la fiducia a Mario Draghi. Avevo una tale rabbia per quello che aveva fatto il mio partito».
Non votare la fiducia a Mario Draghi?
«Forza Italia ha voltato le spalle al presidente del consiglio che stava salvando l’Italia soltanto per assecondare le velleità elettoralistiche di Salvini».
Se ne è accorto soltanto in quel momento?
«No è dall’inizio della legislatura che denuncio con forza la deriva salviniana irreversibile di Forza Italia. Poi ha pugnalato alle spalle Mario Draghi».
È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso…
«Ho preso atto che il mio partito era diventato una dependance di un salvinismo declinante».
E si è avvicinato a Calenda.
«Vedo in Calenda l’unico leader politico che si tira fuori da questa sequenza di promesse avventate, scriteriate, demagogiche, e che sta ai fatti concreti».
9 agosto 2022 (modifica il 9 agosto 2022 | 22:28)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi la notizia su: Corriere.it – Politica
LEGGI TUTTO
Alessandra Arachi , 2022-08-09 20:28:17 ,