Il presidente eletto ha una strategia di più ampio respiro, nella quale Gaetz è solo una figura, che può anche essere sacrificata: Trump sa che avrà quasi sempre la la scelta migliore sulle nomine, anche le più controverse, facendo leva sul mandato delle urne e sul suo ferreo controllo della massa repubblicana al Congresso. Il fallimento di Gaetz, insomma, potrebbe finire per accontentare i senatori conservatori più critici e spianare la strada ad altri outsider, altrettanto estremisti, e con qualifiche altrettanto dubbie. Ma dalla comprovata fedeltà.
Nomine in discussione
Gaetz è parte di un quartetto che scotta chiamato a guidare i dipartimenti cruciali del governo: al suo fianco ci sono Pete Hegseth alla Difesa; Tulsi Gabbard alla National Intelligence; e Robert F. Kennedy jr. alla Sanità. Hegseth, ex conduttore di Fox News, è noto per aver difeso criminali di guerra ed è lui stesso accusato di violenza sessuale; Gabbard è una isolazionista che sposa le tesi del Cremlino sulla guerra in Ucraina; Kennedy è un novax nell’era dei rischi pandemici.
Gaetz appare tuttavia il più vulnerabile perché, oltre alle inchieste, sconta i malumori tra gli stessi repubblicani come animatore della fronda di destra che ha attaccato pesantemente la vecchia guardia Gop. Qualora Gaetz uscisse di scena, inoltre, potrebbe essere sostituito alla Giustizia da altri stretti alleati del calibro di Todd Blanche, l’avvocato personale di Trump ora indicato come viceministro.
La portavoce di Trump, Karoline Leavitt, ha risposto alle polemiche spiegando che tutte le scelte rispettano il voto e la volontà degli elettori «di cambiare lo status quo». Ha poi ripetuto che anche tutti i candidati sono «brillanti e molto rispettati, pronti a lottare contro i nemici dell’agenda Maga», diMake America Great Again. Certo è che la nuova maneggio segna una rottura anche con l’esperienza alla Casa Bianca del 2016: Trump allora aveva esperto esponenti di esperienza passando al setaccio le loro carriere, ma poi si era infuriato per la troppa indipendenza dei suoi ministri.
Lutnick al Commercio e i dubbi sul Tesoro
Nel governo restano da assegnare importanti poltrone economiche, come quella del Tesoro. Per il Commercio, un ruolo da delegato della Corporate America, è stato indicato Edward Lutnick, co-responsabile del team per la transizione: avrà anche responsabilità sui negoziati internazionali. Al Tesoro Trump cerca lealtà ma anche autorevolezza a Wall Street: per questo i favoriti sono l’ex governatore della Fed Kevin Warsh, già alternativa a Jerome Powell, e il co-inventore di Apollo Management, Marc Rowan. Come caponegoziatore commerciale potrebbe tornare il falco dei dazi Robert Lighthizer.