L’ultimo tweet l’aveva pubblicato appena una settimana fa. Pubblicando una foto che la ritraeva insieme al figlio Shane, deceduto suicida lo scorso anno, appena diciassettenne, Sinéad O’Connor aveva scritto: «Vivo come una creatura notturna non morta. Era l’amore della mia vita, la lampada della mia anima. È stata l’unica persona che mi abbia mai amato incondizionatamente». Poi il silenzio. Fino a ieri, quando le agenzie di stampa d’oltremanica hanno sconfitto i primi lanci: Sinéad O’Connor è morta a soli 56 anni.
Sinéad O’Connor, il successo
La tormentata vita della cantautrice irlandese che nel 1990 conquistò le classifiche mondiali con la hit Nothing Compares 2 U, cover di un brano originariamente scritto da Prince per la band The Family (ma passato nella sua versione originale praticamente inosservato), vendendo solo con quel singolo 3,5 milioni e mezzo di copie, si è conclusa prematuramente dopo lunghi anni di depressione e di pesanti problemi esistenziali e di salute. Le cause del decesso non sono state rese note: «La famiglia chiede il rispetto della privacy in questo momento difficile», si è limitato a far sapere un portavoce.
La conversione
Sinéad O’Connor – che nel 2018 si era convertita all’Islam e aveva cambiato il proprio nome in Shuhada Sadaqat, continuando però ad esibirsi con quello con il quale si era fatta amare da milioni di fan – lascia tre figli, Jake Reynolds (nato nel 1987 dall’unione con il primo marito Donald Reynolds), Roisin Waters (nata nel ’96 dall’unione con il giornalista John Waters) e Yeshua Bonadio (avuto nel 2006 dall’imprenditore Frank Bonadio).
L’anno scorso, in seguito alla scomparsa del figlio Shane, fuggito da una clinica nella cittadina irlandese di Newbridge dove era stato ricoverato per aver tentato più volte di togliersi la vita, ritrovato deceduto a 60 chilometri di distanza dopo giorni, la cantautrice aveva allarmato i fan con un tweet: «Ho deciso di seguire mio figlio.
Il pubblico
Accolta dal pubblico con una standing ovation, aveva ringraziato la comunità musicale irlandese per la vicinanza. Il disco, che le permise di vendere 7 milioni di copie in tutto il mondo anche grazie alla hit Nothing Compares 2 U, riscattò un’infanzia difficile, raccontata dall’artista nel libro Rememberings del 2021, segnata dalle violenze domestiche subite da parte della madre. Da quel momento, però, una serie di scelte sbagliate spensero le luci della ribalta. I guai per la cantautrice cominciarono nel ‘92, due anni dopo il grande successo, quando in diretta televisiva al termine di un’esibizione sulle note di War di Bob Marley strappò davanti alle telecamere una foto di Papa Giovanni Paolo II: anni dopo avrebbe parlato di quel gesto come di una protesta contro gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. I media la ostracizzarono. Frank Sinatra disse che l’avrebbe «presa volentieri a calci nel c…».
Bipolare
Nel ‘99, già preda dei problemi mentali (le sarebbe stato diagnosticato un disturbo bipolare), arrivò a rapire la figlia Roisin, portandola via dalla abitazione del padre. Nel 2016 tenne con il fiato sospeso i fan di tutto il mondo, preoccupati per la sua incolumità, facendo perdere ogni sua traccia, dopo aver tentato qualche mese prima il suicidio assumendo una massiccia dose di stupefacenti: la polizia la ritrovò dopo ore di ricerche in un hotel.
I pesi
Nel 2017 in un drammatico video sui social denunciò la famiglia di averla abbandonata a sé stessa. L’anno scorso la regista Kathryn Ferguson aveva raccontato la vita della cantautrice nel docu-film Nothing Compares, presentato con successo in occasione dei principali festival cinematografici. «Qui tutti quanti vogliono popstar. Ma io sono una cantante di protesta. Devo togliermi pesi dal petto», diceva di sé la fragilissima Sinéad.
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2023-07-26 22:48:40 ,