La morte di Yahya Sinwar, il capo di Hamas ucciso giovedì 17 ottobre in un raid israeliano, rappresenta un duro colpo per il gruppo palestinese, ma non porrà fine alla guerra nella zona di Gaza, che va avanti da più di un anno. Lo scrive la Bbc, citando la dichiarazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha confermato l’impegno del suo governo a continuare le operazioni militari finché tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas non saranno riportati a casa.
“Oggi abbiamo fatto i conti. Oggi il male ha subito un duro colpo, ma il nostro compito non è ancora finito“, ha detto Netanyahu in un videomessaggio, rivolgendosi direttamente ai familiari dei 101 soldati e civili ancora prigionieri a Gaza. “Questo è un momento importante della guerra. Continueremo con tutte le nostre forze finché tutti i vostri cari, i nostri cari, non saranno a casa“.
Reazioni contrastanti
La notizia della morte di Sinwar, considerato il cervello dell’attacco del 7 ottobre 2023 ha suscitato reazioni contrastanti sulla scena internazionale. Il presidente americano Joe Biden si è congratulato con Netanyahu e ha detto che l’eliminazione del leader di Hamas apre uno spiraglio per porre fine a un conflitto che ha già provocato più di 42mila vittime palestinesi e 1.200 israeliane. Lo riporta il sito Axios, citando fonti della Casa Bianca.
Ma l’Iran, che appoggia Hamas, ha fatto sapere che “lo spirito della resistenza sarà rafforzato“ dalla morte di Sinwar. E gli Hezbollah libanesi hanno annunciato “una nuova fase di escalation” della guerra contro Israele, promettendo di vendicare anche l’uccisione di un loro comandante nel sud del paese, come riporta Reuters. Israele da parte sua ha già lanciato un’assalto in Libano questo mese e si prepara a rispondere all’attacco missilistico iraniano del primo ottobre.
In Israele, i familiari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas hanno reagito con un ibrido di speranza e sconvolgimento. Da un lato sperano che la scomparsa di Sinwar, che era stato coinvolto nei negoziati per uno scambio di prigionieri, possa sbloccare la situazione e portare a un cessate il fuoco. Ma dall’altro temono che il gruppo palestinese possa compiere rappresaglie sui prigionieri o usarli come merce di scambio.
Hamas indebolita ma non in ginocchio
La morte di Sinwar, che era subentrato alla guida di Hamas dopo l’uccisione del leader politico Ismail Haniyeh a Teheran lo scorso luglio, rappresenta indubbiamente un duro colpo per il movimento palestinese, ma difficilmente lo metterà in ginocchio. Come riporta Reuters, in passato Israele ha eliminato quasi tutti i capi di Hamas, ma il gruppo è sempre riuscito a rigenerarsi e a dardeggiare, anche grazie al dedalo di tunnel scavati sotto Gaza in cui i leader si nascondono.
Come scrive la Bbc, se nel breve termine l’uccisione di Sinwar potrebbe provocare un’ondata di attentati per vendicarlo, nel medio-lungo periodo potrebbe favorire una ripresa dei negoziati, anche se la strada appare ancora in salita. Molto dipenderà dal successore di Sinwar e dalla sua linea, ma anche dalla disponibilità di Israele a fare concessioni per allentare la morsa su Gaza.
Solo due giorni fa il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken, in una lettera rivelata da Axios, aveva dato a Israele 30 giorni per “migliorare le condizioni a Gaza“, minacciando uno stop alle forniture di armi. Ma la priorità di Netanyahu sembra ancora quella di “sconfiggere Hamas“, riportare a casa gli ostaggi e garantire la sicurezza di Israele. A costo di andare avanti con una guerra che non sembra avere fine.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-18 08:58:00 ,