È stato il grande protagonista del periodo della pandemia. E lo sarà ancora (sia pure in misura ridotta) dal momento che sono molte le imprese che hanno siglato con le rappresentanze sindacali un accordo che disciplina il lavoro agile, prevedendo una modalità mista di lavoro in remoto e in presenza. Eppure lo smart working, con alcune eccezioni, non compare o ha uno spazio molto ridotto nel programma elettorale dei partiti.
Pd: lavoro agile per conciliare tempi vita-lavoro
In quello del Pd si parla di« promozione dello smart working, anche ai fini di favorire le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di ridurre le emissioni di agenti inquinanti e di migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani e rivitalizzare i piccoli borghi sempre più spopolati».
Lega: nuovi modelli di lavoro flessibile
Non citato nei programmi di Forza Italia, Terzo Polo e M5s, lo smart working è invece menzionato nel programma della Lega che sottolinea la necessità di «modernizzare l’organizzazione del lavoro, implementando tecnologie digitali e nuovi modelli di lavoro flessibile, lavoro agile e smart working».
Lavoro agile strutturale per i fragili
Il Terzo polo chiede di «rendere sistemici gli istituti sperimentati durante il Covid-19 a tutela dei lavoratori fragili: in particolare, nel caso di persone con disabilità o in condizioni di fragilità, «il diritto al lavoro agile (c.d. smart working) da eccezione deve diventare strumento strutturale.
Si-Verdi: smart working da estendere
Puntano su un rafforzamento dello smart working anche Sinistra Italiana e Verdi, che sottolineano la necessità di «favorire lo smart working per tutti i lavoratori e lavoratrici la cui presenza non è richiesta fisicamente».