La parte stupefacente dei film di Sofia Coppola è come riesca a mostrare qualcosa dell’animo delle ragazze così intimo e profondo che gli altri cineasti e cineaste non sembrano nemmeno conoscere, figuriamoci poter raccontare! Ci riesce anche nei film non riusciti, come Priscilla, è proprio una capacità di comprensione di quell’animo unita a una capacità altrettanto grande di racconto. Anche per questo, alle volte e solo per la durata dei suoi film, si può avere l’impressione che i suoi siano i soli film al mondo che parlino realmente dell’essere donna.
È un’iperbole, ma nemmeno troppo. Come tutti grandi registi e registe, Sofia Coppola racconta sempre un mondo interiore molto specifico, cosa significhi essere donna (e molto spesso diventare donna) in mondi amplificati, particolarmente grandi, particolarmente stringenti, particolarmente potenti, come se in quelle situazioni emergessero con maggiore evidenza questioni e problemi che si trovano nelle vite di tutte. E in quello non la batte nessuno.
Così anche Priscilla, la storia della prima moglie di Elvis Presley, è un film che già sulla carta è perfetto per lei. La trama adatta l’autobiografia della stessa Priscilla Presley, quindi è la sua voce e il suo punto di vista sul tempo che ha passato con Elvis, dai 15 ai 27 anni. Il film inizia quando lo conosce e finisce quando lo lascia. Anche per questo (è facile immaginare) in Priscilla non ci sono le musiche di Elvis, perché la famiglia non ha acconsentito all’uso. Un film approvato dalla protagonista ma non dalla famiglia dell’ex marito. Non ne esce benissimo infatti Elvis, per quanto essendo un film di Sofia Coppola, la visione sia molto complicata e non a senso unico.
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di Gabriele Niola www.wired.it 2023-09-04 17:15:00 ,