Secondo un numero crescente di osservazioni, le previsioni riguardo all’andamento del presente ciclo solare – il venticinquesimo da quando la comunità scientifica ha iniziato ad osservarli – sarebbero almeno in parte da rivedere. Parliamo di previsioni rilasciate da un panel di esperti ed enti che includono la Nasa, la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) e l’International Space Environment Service (Ises), secondo le quali il prossimo picco di attività si sarebbe dovuto verificare approssimativamente nel mese di luglio del 2025. Recentemente, però, l’attività del Sole ha iniziato a intensificarsi e il picco potrebbe verificarsi già verso la fine del 2024. Vediamo di che cosa si tratta e in che modo ci riguarda.
Il ciclo solare
Il Sole è soggetto a quello che viene chiamato sunspot cycle, o “ciclo delle macchie solari”. Si tratta di un ciclo lungo approssimativamente 11 anni e caratterizzato da un momento di massimo e uno di minimo nel numero di macchie osservate sulla superficie della nostra stella. Le macchie solari corrispondono a regioni caratterizzate dalla presenza di forti campi magnetici, e possono essere il punto di origine dei cosiddetti brillamenti solari o delle espulsioni di massa dalla corona solare (Cme, dall’inglese Coronal Mass Ejection).
Ora, durante il ciclo solare quello che succede è che onde magnetiche polarizzate in modo opposto si smuovono, rispettivamente, dai due poli del Sole (nord e sud) per incontrarsi in corrispondenza dell’equatore. Quando queste onde si trovano circa a metà del loro cammino, il campo magnetico del sole si inverte, cioè il nord diventa sud e il sud diventa nord. Questo momento di “scambio” corrisponde al picco di attività di cui abbiamo parlato fino ad adesso.
Ma perché ci interessa sapere quando si verifica? Proprio perché ha a che fare con le variazioni del campo magnetico del Sole, e, di conseguenza, con la variazione nell’emissione di radiazioni elettromagnetiche. Queste ultime possono interferire, ad esempio, con l’attività dei satelliti, con i sistemi di geolocalizzazione o con i segnali radio che utilizziamo sulla Terra. Conoscere l’andamento del ciclo solare, quindi, ci consente di prevedere quando il picco di intensità avrà luogo e di prepararci per le possibili conseguenze.
Perché le previsioni si stanno rivelando imprecise?
Secondo Scott McIntosh del National Center for Atmospheric Research (Stati Uniti), gli addetti ai lavori faticano a prevedere con precisione la durata e l’intensità dei cicli solari perché ancora non si comprende esattamente il meccanismo che sta alla base della loro esistenza. McIntosh, insieme al ricercatore della Nasa Robert Leamon, aveva pubblicato nel 2020 uno studio che proponeva delle previsioni alternative riguardo in particolare all’intensità che ci saremmo dovuti aspettare per il venticinquesimo ciclo, quello attualmente in corso. Secondo Nasa e Noaa, questo ciclo sarebbe dovuto essere relativamente “mite”, cioè con un numero di macchie solari in corrispondenza del picco di attività non superiore alle 115. Mentre picchi relativi a cicli considerati come “turbolenti” hanno mostrato in passato fino a 300 macchie solari. McIntosh e Leamon, al contrario, avevano previsto che questo ciclo sarebbe stato piuttosto intenso.
Le previsioni di McIntosh e Leamon si stanno mostrando più vicine alla realtà sia in termini di intensità che del momento di picco previsto. Perché? I due ricercatori sostengono che, per determinare la durata di un certo ciclo solare e prevedere di conseguenza quello successivo, più che basarci sulla conta delle macchie solari dovremmo basarci su un evento che loro definiscono “terminator”, e che corrisponde alla fine dell’attività magnetica relativa ad un certo ciclo. Questo evento, dicono i ricercatori, può verificarsi anche molto dopo rispetto al momento di minimo nella comparsa di macchie solari. “C’è sempre una sovrapposizione tra il vecchio e il nuovo”, ha raccontato Leamon a Space.com. “Se si misura la durata di un ciclo, non da minimo a minimo, ma da terminator a terminator, si nota che esiste una forte relazione lineare tra la durata di un ciclo e la forza del ciclo successivo”.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2023-09-18 14:57:53 ,