I governi nazionalisti e populisti, con pulsioni autoritarie in Ungheria e Polonia da tempo erodono lo stato di diritto. L’Ue ha cercato di difendere i diritti e i valori fondamentali e lo scontro potrebbe ora portare all’uscita della Polonia dall’Unione.
Il governo polacco aveva prima preso il controllo del Tribunale costituzionale, trovando l’opposizione della corte Suprema polacca e della corte di Giustizia dell’Ue. Quindi aveva riformato e preso il controllo della corte Suprema, creando una Camera disciplinare per sanzionare i giudici che adissero la corte di Giustizia dell’Ue, nel quadro di una riforma che metteva la magistratura sotto il controllo del governo. Ma i giudici polacchi hanno continuato ad adire la corte di Giustizia dell’Unione, che aveva considerato contrarie al diritto Ue e quindi nulle tutte quelle riforme, e conseguentemente gli atti delle corti polacche riformate.
Nonostante le sentenze della corte di Giustizia Ue siano vincolanti e direttamente applicabili, il governo polacco aveva tirato dritto. Tanto che il Tribunale Costituzionale e la corte Suprema non sono più considerate come corti costituite secondo il diritto da parte delle altre corti europee, che hanno sospeso la cooperazione giudiziaria con la Polonia.
La Commissione ha vincolato l’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza al rispetto delle sentenze della corte di Giustizia e minacciato di congelare anche i fondi strutturali. La Polonia ha scelto lo scontro: su richiesta del primo ministro Morawiecki, il Tribunale costituzionale polacco, controllato dal governo, ha dichiarato l’incompatibilità dei trattati Ue e delle sentenze della corte di Giustizia con la Costituzione polacca. Una rottura senza precedenti dell’ordinamento giuridico dell’Unione, le cui norme sono direttamente applicabili e prevalenti su quelle nazionali. E probabilmente porterà la Commissione a bloccare i fondi europei alla Polonia e a chiedere alla Corte Ue multe giornaliere verso la Polonia finché non rispetti le sentenze e le norme Ue.
Restano tre opzioni: modificare la Costituzione polacca; modificare i trattati dell’Unione; o l’uscita della Polonia dall’Ue. Il governo polacco certo non vorrà modificare la Costituzione. L’Ue non modificherà i trattati per rendere possibile a uno Stato membro di violare lo stato di diritto. L’uscita della Polonia dall’Unione può essere attivata da una maggioranza del Parlamento polacco, ma secondo i sondaggi l’80 % dei polacchi sono favorevoli all’Ue, che ha portato un boom economico, grazie a investimenti privati e fondi strutturali, come mostrato dalle enormi manifestazioni popolari contro la sentenza e la Polexit promosse dall’opposizione, riunita dalla leadership di Tusk, ex primo ministro e presidente del Consiglio europeo.
Il caso polacco mostra che il rafforzamento dei meccanismi dell’Ue a tutela dello stato di diritto dovrà essere una priorità nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa che si concluderà in primavera.
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di Roberto Castaldi
espresso.repubblica.it
2021-10-19 07:59:00 ,