di Maria Francesca Amodeo
Nel 1978 Tomohiro Nishikado, autore giapponese di videogiochi, creò il prodotto che fece la sua fortuna: Space Invaders. Si trattava di uno dei primi giochi a schermo intero, pensato per i cabinati arcade, accanto al calcio balilla e al ping-pong, che raggiunsero l’apice del successo a metà degli anni ‘80.
Nel gioco in questione, veniva simulato un attacco alieno da parte di omini pixelati – gli Invaders, appunto – raffigurati come una via di mezzo tra granchi e piccoli robot. Salendo di livello gli invasori pronti ad occupare il pianeta Terra aumentavano di numero e pericolosità e lo scopo del giocatore era riuscire a ucciderli, con il cannone posto in basso e manovrato dai pulsanti esterni, prima che gli extraterrestri coprissero l’intera schermata e a decretare il game over.
Sebbene fosse di uno dei primi videogame distribuiti su larga scala e la grafica risultasse ancora rudimentale, soprattutto per la qualità delle immagini (considerate però avanguardistiche all’inizio degli anni 80) Space Invaders ebbe un successo enorme, probabilmente inaspettato anche per il suò “papà” Nishikado. In soli tre anni infatti il videogame basato sulle avventure dei robot alieni raggiunse il miliardo di dollari di incassi, i cabinati da gioco sparsi per tutto il Giappone divennero circa 300.000 ai quali si aggiunsero ben presto i 60.000 distribuiti nel resto del mondo (anche, ovviamente, in Italia).
Una leggenda metropolitana vuole addirittura che nei primi anni 80 – quelli di maggiore diffusione di Space Invaders nelle sale giochi – in tutto lo Stato del Giappone fosse pressoché introvabile la moneta da 100 Yen, utilizzata come gettone nelle postazioni pubbliche del Paese. A partire dal 1995, inoltre, la celebrità di questo format aumentò a dismisura dal momento che furono create e messe sul mercato moltissime versioni del gioco per le console dimoralinghe da parte di diversi produttori (circa 17 tra quelle previste da PlayStation, Wii e Smartphone. L’ultima è targata 2020, utilizzabile sulla Nintendo Switch).
L’ influenza che il videogame ebbe, fu però talmente grande da oltrepassare di gran lunga il mondo dei joystick e delle partite digitali.
Chi è Invader
Nel 1998, infatti, Frank Slama, artista parigino, iniziò – con lo pseudonimo di Invader – a riempire le strade della sua città di mosaici di piccole dimensioni che riproducevano proprio gli alieni del celeberrimo videogame.
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2022-03-27 17:00:00