di Emilio Cozzi
La partenza alle 2 di notte in Italia. Fino al 19 settembre l’equipaggio condurrà esperimenti scientifici in orbita. Ma la missione è anche un grande operazione di marketing
Inspiration4 è iniziata. La prima missione orbitale con un equipaggio di astronauti non professionisti si è staccata dalla rampa 39A del Kennedy Space Center, a Cape Canaveral, quando in Italia erano le 2:02 di giovedì 16 settembre. Poco più di 12 minuti dopo, ha raggiunto la sua quota operativa, a 575 chilometri dalla superficie terrestre – 175 chilometri oltre la Stazione spaziale internazionale – dove l’uomo non arrivava dalla missione dello Space Shuttle Sts 125, nel 2009.
In orbita, a bordo della Crew Dragon Resilience di SpaceX – la compagnia spaziale di Elon Musk che oltre al lancio ha curato l’addestramento dell’equipaggio, durato sei mesi – il comandante e finanziatore di Inspiration4, Jared Isaacman, insieme con Hayley Arceneaux, Chris “Hanks” Sembroski e Sian “Leo” Proctor, rimarranno per tre giorni, con l’obiettivo di effettuare esperimenti scientifici e studiare il comportamento del corpo umano in condizioni di microgravità: sono i primi quattro civili a orbitare attorno alla Terra senza appartenere ad alcun corpo astronautico o ente governativo. Il loro rientro è previsto il 19 settembre, con un ammaraggio, in gergo splashdown, al largo della Florida nel tardo pomeriggio italiano.
Le peculiarità della missione
Primato storico a parte, sono molte le peculiarità per cui la missione entrerà negli annali e non solo in quelli dell’astronautica. Come già scritto su Wired, Inspiration4 avrà un forte valore simbolico: Isaacman l’ha ideata per supportare il St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis, specializzato in oncologia pediatrica, “e inviare un messaggio umanitario di possibilità. È una testimonianza delle infinite opportunità future mentre il St. Jude lavora per porre fine al cancro infantile e alle malattie potenzialmente letali”.
Trentottenne, con un patrimonio personale di 1,5 miliardi di dollari, amministratore delegato della società di pagamenti online Shift4 e inventore di Draken International, la più grande compagnia aerea privata specializzata nell’addestramento dei piloti militari, Isaacman ha iniziato ad avvicinarsi allo spazio nel 2008, al cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan, dove è andato per assistere al lancio del turista Richard Garriott. Poco tempo dopo ha contattato SpaceX con l’idea di comprare il biglietto per un volo. Secondo fonti ufficiose l’accordo è stato concluso nel 2009, dieci anni prima del lancio degli astronauti sulla Crew Dragon, la capsula che da maggio del 2020 permette un servizio regolare di “space taxi” dagli Stati Uniti alla Iss.
Con il passare degli anni, Isaacman ha maturato l’idea di acquistare un’intera navetta e di sfruttare l’appeal comunicativo dell’evento per raccogliere fondi da devolvere al St Jude. Sebbene il prezzo pagato a SpaceX non sia stato divulgato, è improbabile i quattro biglietti siano costati meno di 200 milioni di dollari. È la stessa cifra che l’imprenditore punta di raccogliere attraverso un’asta a supporto di Ispiration4 per poi devolverla all’ospedale di Memphis, cui ha già personalmente donato 100 milioni. Al momento del lancio, l’asta, cui è ancora possibile partecipare attraverso il sito ufficiale, aveva raccolto più di 30 milioni di dollari. Se ne sono aggiunti 225mila solo durante il collegamento in diretta di stanotte.
Una comunicazione spaziale
La genesi e lo sviluppo di Inspiration4 segnano altri primati. La missione è stata annunciata da uno spot di 30 secondi durante il Super Bowl 2021. In quell’occasione, Isaacman ha specificato i criteri che avrebbero guidato la scelta dei membri dell’equipaggio: un posto sarebbe stato assegnato a un impiegato del St. Jude, un altro estratto fra coloro che avessero fatto donazioni (di qualsiasi entità) all’ospedale e l’ultimo sarebbe andato al miglior progetto per la creazione di uno store online con il software di Shift4Payment.
Se un giorno vivremo in un mondo cui tutti potranno uscire e viaggiare tra le stelle, nel frattempo ci conviene battere il cancro
(Jared Isaacman)
Il risultato più significativo è stato il coinvolgimento di Arceneaux a bordo della Resilience: affetta da un osteosarcoma all’età di 10 anni, è stata ricoverata e guarita al St. Jude, dove oggi lavora come assistente medico con pazienti colpiti da leucemia o linfoma. A 29 anni, Arceneaux è la prima persona a volare nello spazio con una protesi, un femore sinistro artificiale che sostituisce l’osso perso a causa della malattia. Nelle prossime 72 ore sarà lei a coordinare la maggior parte degli esperimenti medici cui si sottoporranno Sembroski, il vincitore dell’asta di beneficienza, e Proctor, la quarta persona di origini afro-americane ad andare nello spazio, scelta per il miglior progetto dello store digitale. Le misurazioni previste per gli esperimenti saranno effettuate utilizzando strumenti disponibili sul mercato consumer, come l’Apple Watch e il Butterfly iQ+, usato per le ecografie.
Gli astronauti della Nasa erano quasi delle perfette divinità. Io andrò nello spazio e non sono perfetta
(Hayley Arceneaux)
È l’ennesimo elemento capace di testimoniare quanto nella missione architettata da Isaacman convergano filantropia e marketing, l’idea di un’accessibilità dello spazio mai così esplicita e un ritorno di immagine non trascurabile. Non è un caso se Inspiration4 è anche stata l’occasione per realizzare il primo documentario in tempo (quasi) reale su un volo spaziale: realizzato dalla testata Time con lo studio di produzione Known, diretto da Jason Herir (l’autore di The Last Dance) e intitolato Countdown: Inspiration4 Mission to Space, il film è disponibile dal 6 settembre in cinque puntate su Netflix, che per l’occasione ha anche ospitato la diretta del lancio. Un’altra prima volta assoluta.
Con Inspiration4 speriamo di ispirare le persone a viaggiare nello spazio
(Elon Musk)
L’estate dello spazio
In una estate che sarà ricordata come quella degli space billionaires diretti ai confini del cielo su mezzi propri, Inspiration4 è la missione più significativa.
Anzitutto perché il suo equipaggio non si limiterà, come invece fatto da Richard Branson o Jeff Bezos, a saltare oltre gli 80 chilometri di altitudine per tornare subito indietro. È un accostamento che rimarrà valido anche quando partirà Virtute 1, la prima missione scientifica annunciata da Virgin Galactic, che una volta superato il blocco momentaneo imposto dalla Federal Aviation Administration dovrebbe consentire 12 esperimenti in microgravità ai tre italiani a bordo: il colonnello dell’Aeronautica militare Walter Villadei, il tenente colonnello Angelo Landolfi e l’ingegnere del Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr) Pantaleone Carlucci.
Soprattutto, però, Inspiration4 è la prima missione a comunicare, non solo agli addetti ai lavori, il processo di progressiva accessibilità allo Spazio, che sta caratterizzando lo spazio negli anni recenti.
Lungi dal credere acriticamente a chi, come Branson, Bezos o Musk, reputa che un giro turistico oltre l’atmosfera prima o poi sarà alla portata di chiunque – tanto che dopo il volo dimostrativo dell’11 luglio di Virgin Galactic i prezzi dei suoi biglietti sono raddoppiati, toccando i 450 mila dollari – e senza sottovalutare le tante critiche sollevate dall’impatto ambientale del numero crescente di lanci, già oggi Inspiration4 dimostra come le attività spaziali possano essere inclusive.
Una sottolineatura urgente, quella dell’estensione dell’extra-atmosferico al contributo collettivo, che non a caso ha animato il recente bando di reclutamento per astronauti dell’Agenzia spaziale europea, promotrice del Para-Astronaut Project ed è anche il nucleo tematico della serie The Astronauts, lanciata proprio oggi in Italia su Nickelodeon (dalle 20). Prodotte da Ron Howard le dieci puntate sembrano suggerire, alle nuove generazioni, i prossimi orizzonti extra-planetari da raggiungere e, soprattutto, con quale consapevolezza raggiungerli (nella serie la gender diversity, le discriminazioni razziali e di censo si dissolvono, letteralmente, nel vuoto in cui un equipaggio di adolescenti viene lanciato per errore).
È però quello che Ispiration4 evoca a farne un’impresa memorabile: lo sfruttamento commerciale delle orbite più prossime alla terra, il loro utilizzo a scopo scientifico e tecnologico. L’equipaggio di civili che in questo momento galleggia 575 chilometri sopra la nostra testa ribadisce che lo spazio sarà la prossima frontiera dell’umanità, non certo perché ci concederemo in tanti una capatina oltre il cielo, ma perché le orbite attorno al nostro Pianeta presto diventeranno l’ambito di un commercio impensabile fino a pochi anni fa, permetteranno lo sfruttamento di risorse extra-atmosferiche a scopi scientifici e tecnologici, come anche la delocalizzazione di filiere industriali che, in orbita, vedranno ridotti i costi e l’inquinamento dei processi produttivi. Sono questi gli obbiettivi della nuova corsa allo spazio e dei suoi danarosi concorrenti.
Retorica? Tutt’altro. Già oggi, se non sfruttassimo lo spazio, non potremmo fornire servizi innovativi all’agricoltura (il precision farming), al monitoraggio delle infrastrutture, all’osservazione dei cambiamenti climatici e dei loro effetti. Senza le nostre infrastrutture orbitanti non avremmo nemmeno potuto guardare in diretta e in alta definizione le medaglie di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, o le notti magiche agli Europei. Via dall’idillio fantascientifico, quello indicato da Inspiration4 non è un percorso privo di rischi, incidenti e possibilità di contrasto, come già dimostrano i conflittuali interessi geopolitici che lo stanno lastricando, ma è la via più efficace per migliorare la vita di tutti, qui, sulla Terra.
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www.wired.it
2021-09-16 05:04:44