Quando si parla di specie aliene, si fa riferimento a delle particolari specie trasferitesi al di fuori della loro area naturale che diventano invasive nel momento in cui, arrivando in un luogo nuovo, si moltiplicano, generando problematiche sia di natura economica, sia di natura paesaggistica.
In questa puntata registrata live dal Wired Next Fest Trentino 2024 di Grande Giove, il podcast di Wired che tratta di innovazione, scienza e tecnologia in collaborazione con Fondazione Hub Innovazione Trentino, abbiamo parlato di specie aliene invasive con Claudio Ioriatti, dirigente del Centro di inchiesta ed Innovazione presso Fondazione Mach.
Claudio Ioriatti è entomologo, nella sua carriera professionale si è occupato del controllo biologico e biotecnologico di insetti dannosi alle piante agrarie. Più recentemente ha anche esteso la sua attività al tema della sostenibilità degli agroecosistemi.
Come spiegato da Claudio Ioriatti, le specie aliene invasive sono numerose e, a seconda dell’ambiente in cui si insediano, possono provocare danni danni più o meno gravi agli ecosistemi. “Ad esempio, la cimice asiatica, come suggerisce il suo nome, è una specie arrivata dall’Asia, che ha causato grossi danni soprattutto all’agricoltura: si parlava di qualche centinaia di migliaia di euro in un solo anno nella Pianura Padana. Un altro esempio è il gambero di fiume, originario dell’America, che ha invece creato problemi alla biodiversità. Si tratta di una specie che si riproduce molto più velocemente del gambero nostrano, in un anno anziché tre, e che ha portato diverse malattie e un conseguente impoverimento della biodiversità”.
Le specie aliene non sono però presenti solo nel mondo animale: “Un esempio di diverso tipo è l’ailanto”, prosegue Claudio Ioriatti, “una pianta importata di proposito nel ‘700 per produrre cellulosa. Si è talmente diffusa nel territorio tanto da arrivare a diventare un elemento che altera il paesaggio”.