Sembra di assistere a un esperimento sociale (ricordate quello in cui veniva ai soggetti chiesto di dare la scossa ad altri?) con la differenza sconsolante che i soggetti del reality sanno di essere ripresi mentre si vantano della loro meschinità. Si formano fazioni, squadre e alleanze e ognuno manifesta la sicurezza di poter vincere in virtù di un intelletto acuto, di superiori capacità di logica e osservazione, di abilità da manipolatori e della prestanza fisica. La maggior parte delle vittorie e delle eliminazioni, tuttavia, non è determinata dal merito bensì dalla (s)fortuna, dal caso e… dall’invidia. I concorrenti seguono una direttiva che mira a enfatizzare il fattore emotivo: ogni notizia, anche la più banale, viene accolta con ostentato stupore. In molti frangenti la dignità umana muore mentre assistiamo a partecipanti che piangono, vomitano, si strappano i capelli, si rotolano per terra o si uniscono a cori da stadio a ogni minima circostanza. Ogni volta che nuove mazzette di dollari vengono calate nel jackpot milionario, i partecipanti si trasformano in una massa di iene ululanti. I limiti del ridicolo si superano quando i concorrenti che perdono una sfida si accasciano per terra fingendo di essere stati abbattuti a fucilate. Niente di nuovo, tuttavia, rispetto a molti reality analoghi solerti nel ricordarci come, in quanto, specie, siamo piccoli e patetici.
Leggi tutto su www.wired.it
di Lorenza Negri www.wired.it 2023-11-22 13:00:00 ,