di Ilaria Liberatore
È evidente, però, che si tratta di una vera e propria forma di violenza. Nei giorni scorsi il Grevio (Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne, un organismo indipendente del Consiglio d’Europa) ha pubblicato una raccomandazione sulla “dimensione digitale della violenza contro le donne”, in cui evidenzia come i reati informatici e tecnologici possano rappresentare un rischio “ancora maggiore” di abusi, sottolineando l’importanza di contrastare tale fenomeno sia con iniziative di alfabetizzazione sulla sicurezza online, sia con leggi ad hoc. Una raccomandazione che riprende quanto stabilito anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo con la Sentenza Buturuga contro Romania.
Lo stalkerware è legato a situazioni di violenza domestica
Dal report di Kaspersky emergono altri dati che delineano un quadro non roseo e che fanno intuire come spesso lo stalkerware sia solo un aspetto di un contesto di abusi molto più ampio. L’8% delle persone che hanno risposto in Italia, per esempio, è stato obbligato dal proprio partner a installare un’applicazione di monitoraggio (il 15% a livello mondiale), ma la percentuale è molto più alta tra gli intervistati che hanno subito abusi (27% di italiani e 34% a livello globale) rispetto a quelli che non ne hanno subiti (5% di italiani e 8% a livello globale). Il 24% dei nostri connazionali sospetta che il proprio partner violi la sua privacy digitale e le informazioni personali che non vorrebbero mai finissero nelle mani del partner sono i messaggi di testo (38%), gli account dei social media (36%) e le email (34%).
L’8% degli italiani ha sfruttato funzionalità di smart home per monitorare il partner senza il suo consenso. Infine, tra quell’allarmante 26% che ritiene accettabile essere spiati dal partner, le motivazioni di tale convinzione possono essere il sospetto di infedeltà (70%), possibili coinvolgimenti del partner in attività criminali (59%) e motivi legati alla sicurezza del partner (52%). E “quando è stato chiesto agli intervistati se fosse giusto monitorare consensualmente le attività online del proprio partner – ha aggiunto Alessandra Venneri – quasi la metà degli italiani (44%) si è dichiarato favorevole: il 25% lo farebbe per motivi di trasparenza all’interno della coppia mentre il 19% solo per tutelare la sicurezza fisica del partner o se il monitoraggio è reciproco”.
Cosa fare se si è vittime di stalkerware
Ma le app di stalkerware sono davvero così invisibili? E come capire se si è controllati? “Dati mobili in esaurimento prima del previsto o la batteria che si scarica altrettanto velocemente sono due segnali di allarme”, si legge nel report di Kaspersky. In tal caso meglio controllare quali app stanno consumando le risorse del telefono e quali hanno accesso alla posizione. Ulteriore passo è vedere quali app possono accedere in Accessibilità (dalle “Impostazioni”). “L’accessibilità è una delle autorizzazioni potenzialmente più pericolose nei dispositivi Android. È pertanto consigliabile concedere quel tipo di accesso esclusivamente all’utility anti-virus”, consiglia Kaspersky. Altri metodi di rilevamento prevedono l’utilizzo di una soluzione di sicurezza informatica per dispositivi mobili.
Ma cosa fare una volta avuta conferma che qualcuno ci spia? Affrontare direttamente il partner e/o disinstallare l’app sono scelte sbagliate. In primo luogo perché quando il software viene disinstallato il partner viene avvisato e l’essere stati scoperti potrebbe causare un’escalation di violenza, se in un contesto di abusi quotidiani. Inoltre la disinstallazione potrebbe cancellare prove utili in futuro in sede processuale. La cosa migliore, prima di agire sull’app di stalkerware, è contattare le autorità o organizzazioni di sostegno per vittime di violenza domestica. Infine, per prevenire questo tipo di abuso, Kaspersky consiglia di: proteggere il telefono con una password sicura (da cambiare periodicamente) e non condividerla con partner, amici o colleghi; cambiare le password di tutti gli account e non condividerle con nessuno; scaricare app solo da fonti ufficiali come Google Play o App Store; installare un antivirus ed eseguire scansioni regolari: anche in questo caso, però, è consigliabile valutare prima il potenziale rischio per la vittima, dato che lo stalker potrebbe notare l’uso di una soluzione di sicurezza informatica.
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www.wired.it
2021-11-28 06:00:00