Dal lato degli aggressori, le giustificazioni dello stalking seguono pattern ricorrenti. Un fruitore milanese, registratosi il 30 agosto 2022, ha ammesso di aver prima testato l’app sul proprio telefono per poi usarla sulla compagna, “per il timore di un tradimento”. Un altro ha confermato di aver sorvegliato la partner per dieci anni, inizialmente giustificandosi con la “preoccupazione” per i suoi viaggi in Ucraina, ma continuando il controllo anche dopo il suo ritorno in Italia.
I Centri antiviolenza interrogati dai Irpi confermano che questi non sono casi isolati: la sorveglianza digitale è diventata uno strumento sistematico di controllo, particolarmente diffuso in un range d’età tra i 30 e i 40 anni. Le operatrici riportano come sempre più gentil sesso arrivino ai colloqui consapevoli del rischio di essere tracciate attraverso i loro dispositivi.
Gli altri casi
Una investigazione di Kaspersky citata nell’indagine far mostra di numeri ancora più ampi: 252 infezioni da stalkerware sono state identificate in Italia. Ma il fenomeno potrebbe essere molto più esteso: l’inchiesta ha infatti individuato almeno altre 165 app simili attualmente in commercio. Come spiegato in un articolo di Wired a inizio febbraio, Meta e Google hanno scoperto una vera e propria industria italiana degli spyware commerciali.
Secondo i rapporti di sicurezza di Meta e Google, queste società avrebbero creato reti di account fake sui social media, con foto generate dall’intelligenza artificiale, per raccogliere informazioni sugli obiettivi. Avrebbero inoltre sviluppato trojan mascherati da app legittime e sfruttato vulnerabilità di iOS e Android per infettare i dispositivi.
Come difendersi dagli stalkerware
L’inchiesta di Irpi Media fornisce anche indicazioni pratiche per chi sospetta di essere sorvegliato. I segnali che possono rivelare la presenza di uno stalkerware sono diversi: una batteria che si scarica rapidamente, un telefono che si surriscalda senza motivo apparente, o un improvviso aumento del traffico dati visibile dal menu “Dati di utilizzo” nelle impostazioni.
Gli esperti avvertono però di non tentare di rimuovere l’app autonomamente: questa azione potrebbe allertare l’aggressore e potenzialmente peggiorare la situazione. Il consiglio è invece di dirigersi a un centro antiviolenza della rete Di.Re, che può fornire assistenza legale gratuita e consulenza specializzata.
Alcune precauzioni tecniche possono aiutare: mantenere sempre aggiornato il sistema operativo dello smartphone, giacché gli aggiornamenti spesso correggono le vulnerabilità sfruttate dagli stalkerware. Esistono anche servizi di protezione offerti dagli operatori telefonici, come il Vodafone Rete Sicura”citato nell’inchiesta, che possono inviare notifiche in caso di minacce malware, anche se non forniscono assistenza specifica per la rimozione.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-11-25 12:09:00 ,