Author: Germana Bevilacqua
Data : 2023-12-23 12:19:34
Dominio: www.perizona.it
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La manager di un esercizio commerciale ha deciso di lasciare il suo lavoro dopo 30 anni di carriera per lanciare un messaggio. In una lettera aperta al “Daily Mail”, la donna ha voluto porre l’attenzione sulla questione che riguarda le lavoratrici che non sono madri, che il più delle volte devono sopperire alle colleghe con prole. Il suo messaggio è chiaro: è necessario dare valore anche al tempo di chi non ha figli, non solo a quello delle mamme e dei papà. La manager racconta: “Il giorno della vigilia di Natale dell’anno scorso sono uscita dal negozio di cui ero manager alle sei di pomeriggio. Fuori era già buio, e freddo, e dopo aver servito clienti fino alle cinque, io e altre sei colleghe abbiamo passato un’altra ora a mettere via le decorazioni e prepararci per la stagione dei saldi. Sono rientrata a casa alle 7 passate, ho bevuto un bicchiere di vino e mi sono infilata subito a letto. Il giorno di Natale ero troppo stanca per godermi i festeggiamenti, e già sapevo che avrei lavorato il giorno successivo”.
“Mi dispiace davvero dirlo ma le mamme sono inaffidabili sul lavoro”
Non si è trattato di un caso ma di una routine: “È così da decenni – continua la donna -. Ho iniziato subito a lavorare, dato che non ho frequentato l’università, e ora che ho quasi 48 anni sono circa 30 anni che lavoro nelle vendite, 25 dei quali nell’ambito manageriale. Chiunque abbia lavorato in un negozio a dicembre sa quanto sia difficile, ma c’è un motivo per cui nel mio caso è stato ancora peggio: non ho figli. C’è questa aspettativa per cui le donne che come me non hanno figli debbano compensare in modo che le mamme possano passare il tempo con la propria famiglia”. Un terzo del suo team è composto da mamme, la sua situazione lavorativa è diventata quindi insostenibile. Poi affonda il dito nella piaga: “Mi dispiace davvero dirlo, ma le mamme sono inaffidabili quando si parla di lavoro e quando i loro bambini sono malati, possono chiedere un congedo parentale, per legge, e sono io che devo farmi carico del loro lavoro”. Quindi la decisione di lasciare il lavoro. A ottobre la 48enne si è licenziata, nonostante gli affari andassero a gonfie vele.
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“Anche io ho provato più volte a rimanere incinta, senza successo”
La donna racconta la sua situazione personale e svela che anche lei avrebbe voluto essere madre. Si è sposata poco prima dei trent’anni e ha provato più volte a rimanere incinta, senza successo. Nonostante diversi trattamenti di fertilità ha dovuto rinunciare ad esaudire il suo sogno di diventare mamma. Ma aggiunge: “Sono orgogliosa di come sono riuscita a ricostruire la mia vita, dopo quel periodo. Ho trovato di nuovo l’amore e ora che sono vicina ai 50 vorrei darmi una pacca sulla spalla. Per ciò che sono riuscita a ottenere finora e godermi ciò che ho anziché pensare a quello che mi manca. Per questo ne ho abbastanza. Io capisco i genitori, cosa dovrebbero fare? È la società che voglio incoraggiare a riflettere in modo da tenere in considerazione chi non ha figli, e supportare anche noi, pensare anche a noi e al valore del nostro tempo”.
“Ho perso la speranza a causa della differenza abissale tra l’impegno e la fatica e il riconoscimento”
La lunga lettera della manager termina con una riflessione. “So che qualcuno dirà che ho fatto male a buttare la mia carriera al vento, ma non era più soltanto una questione di periodo festivo – aggiunge -. Piuttosto, avevo perso la speranza a causa della differenza abissale tra l’impegno e la fatica che io mettevo nel portare avanti il mio percorso lavorativo in quanto donna senza figli e l’assenza totale di riconoscimento di qualsiasi tipo ricevuto in cambio”. Poi conclude con un’amara constatazione. “Mio padre è malato, ma sapevo che per questo motivo non mi sarebbe stato garantito un permesso, pagato o meno. Legalmente, puoi avere un permesso solo se il parente in questione è ‘dipendente’ da te e dalle tue cure”. La lettera termina con un augurio. Che il mondo del lavoro estenda il supporto, che oggi è previsto per i genitori che lavorano, anche nei confronti di chi non ha figli.
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Germana Bevilacqua , 2023-12-23 12:19:34 ,