Che bisogno c’è di affidarsi a Elon Musk e alla sua Starlink – come starebbe valutando di fare l’Italia – se le comunicazioni delle forze armate, l’accesso a internet in caso di emergenza (terrorismo o disastri naturali) e la protezione delle comunicazioni governative potrebbero essere gestiti da servizi made in Europe, a partire dal programma satellitare Iris²?
La rete Iris²
In realtà, le cose non sono così semplici. Partiamo proprio da Iris²: il programma di comunicazioni satellitare pubblico-privato è stato finanziato con 11 miliardi di euro (6,5 provenienti da Unione Europea e Agenzia Spaziale Europea, mentre il restante proveniente da privati) e affidato al consorzio SpaceRise, che aggrega operatori satellitari europei, come SES, Eutelsat e Hispasat, e aziende come Telespazio, Airbus, Deutsche Telekom e Thales Alenia.
Il problema è che, al momento, Iris² è soltanto un progetto, che ha già subito notevoli ritardi – sarebbe dovuto partire nel 2027, ma la data prevista oggi è il 2030 – e farà inizialmente affidamento soltanto su 290 satelliti. Una frazione dei 7mila a disposizione di Starlink e che fa temere che le prestazioni di questa futura rete non saranno all’altezza della controparte statunitense di proprietà di Elon Musk.
Sotto questo fondamentale aspetto, ci sono però alcuni elementi da prendere in considerazione. Secondo quanto riportato dall’Agenzia Spaziale Europea, “la costellazione Iris² comprenderà centinaia di satelliti in orbita terrestre bassa e altri in orbita terrestre media. Il posizionamento di satelliti interconnessi in queste diverse orbite consentirà alla costellazione di comunicare in modo sicuro e veloce, rimanendo costantemente connessa senza dover ricorrere a migliaia di satelliti. Sarà inoltre sviluppato un ulteriore livello in orbita terrestre bassa per offrire servizi aggiuntivi”.
Stando almeno a queste dichiarazioni, le caratteristiche dei satelliti europei – e il loro posizionamento – permetterebbero di ottenere prestazioni sufficienti senza ricorrere a un numero esorbitante di satelliti (che però stanno pericolosamente ingolfando l’orbita terrestre). Per la precisione, secondo quanto riporta il Guardian, questo network di quasi 300 satelliti fornirebbe una comunicazione equivalente a mille satelliti di Starlink.
E allora perché l’Italia, se davvero deciderà di affidarsi a Starlink, non può aspettare che prenda forma il programma continentale? Prima di tutto perché, come raccontato proprio da Wired, il governo ha una gran fretta di collegare le aree più remote del paese con la banda ultralarga e “tamponare i ritardi del Piano Italia a 1 Giga, che utilizza 3,65 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.
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di Andrea Daniele Signorelli www.wired.it 2025-01-08 14:12:00 ,