Starship è arrivata nello spazio per la prima volta. Poi è esplosa

Starship è arrivata nello spazio per la prima volta. Poi è esplosa

Starship è arrivata nello spazio per la prima volta. Poi è esplosa


Con una valutazione di 150 miliardi di dollari, l’azienda è un esempio unico nel suo genere. È in grado di gestire l’intera filiera delle missioni spaziali: dalla manifattura di razzi vettore, di veicoli per il trasporto e di satelliti, come quelli della costellazione per la connettività a banda larga Starlink, fino alla rete di supporto a terra, che assicura la regolare erogazione dei servizi. I lanci sono venduti a una clientela vasta, che comprende sia realtà istituzionali come la Nasa, il governo statunitense, la Commissione europea e l’Agenzia spaziale europea, sia piccole compagnie, compresi i privati che aspirano a essere astronauti per una decina di giorni.

La posizione dominante è buona parte da attribuire alla gestione di Gwynne Shotwell, la presidente, oltre che chief operating officer, che guida SpaceX schermandola anche dalle sempre più controverse esternazioni di Musk. I successi sono incontestabili: con 10mila dipendenti, oggi l’azienda costruisce quotidianamente diversi Starlink e, nel 2022, ha lanciato un Falcon 9 ogni sei giorni, totalizzando 61 dei 78 lanci complessivi degli Stati Uniti. È una frequenza insostenibile per chiunque altro e, fino a pochi anni fa, neanche immaginabile.

Eppure è solo l’inizio, perché l’obiettivo del 2023 è di effettuare cento lanci. Un traguardo ambizioso, ma che lo score attuale conferma raggiungibile: qualche mese fa, mentre con la missione Juice l’Agenzia spaziale europea vedeva partire dalla rampa del proprio Spazioporto in Guyana francese il primo Ariane 5 dell’anno, SpaceX spediva in orbita la sua ventiquattresima missione da gennaio. Il primo luglio, poi, SpaceX ha lanciato il satellite Euclid dell’Esa e nel 2024 effettuerà due lanci per conto della Commissione Europea che deve portare in orbita quattro satelliti di Galileo, la costellazione strategica, per la navigazione e il posizionamento. A fronte dell’attuale mancanza di autonomia di lancio del Vecchio Continente, è l’evidente testimonianza del peso, anche geopolitico, dell’azienda di Musk.

Che poi la Nasa, e oggi anche l’Unione Europea e l’Esa dipendano sempre di più dai successi di SpaceX – come ha ribadito il volo di oggi – racconta un’altra storia. Perché mentre i piani marziani di Musk possono far sognare o sorridere, che a lui siano legati tre quarti dei lanci statunitensi, un terzo di quelli mondiali (186 nel 2022) e gli equilibri del mondo è un fatto certo e ben più serio.

Come certo è quanto successo poco fa: deputata a riportare l’Umanità sulla Luna, prima, e su Marte, poi, Starship non è ancora pronta. Per completare la pagina di storia che punta a scrivere, occorrerà affrettarsi. La Luna aspetta.



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di Patrizia Caraveo ed Emilio Cozzi www.wired.it 2023-11-18 14:04:23 ,

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