Nel 2022 sono nate in Italia 10mila startup in meno rispetto all’anno precedente, un calo peggiore anche rispetto al 2019, quando per la prima volta si era invertito un trend positivo che durava dal 2013. La nuova flessione, causata dalla destabilizzazione economica dovuta all’invasione russa dell’Ucraina, avrà un impatto negativo sull’occupazione, contribuendo alla mancata creazione di circa 2 mila di posti di lavoro.
A dirlo è lo studio Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle startup, condotto da Cerved, agenzia di informazioni commerciali e strategie di marketing. I dati rilevano una leggera tenuta del settore delle costruzioni (con una contrazione del 5,8%), mentre la performance peggiore riguarda il settore energetico (con il 28,9% di startup in meno). Pesanti contrazioni hanno coinvolto le aziende attive nella gestione dei rifiuti e nella vendita di gas, mentre sono cresciute le imprese del digitale e nel settore informatico.
L’area geografica più colpita dal calo comprende il Sud Italia e le isole, dove le startup rappresentano la maggior fonte di nuova occupazione degli ultimi anni, il 32% nel 2021. Al contrario, l’impatto minore è stato registrato nel Nord Ovest, con l’8,2% di imprese in meno, al fronte di un simile impatto sull’occupazione, al 34% nel 2021. Nord Est e Centro hanno invece subito una flessione di circa il 10% a testa.
La diminuzione delle startup è lo specchio di una crisi economica e occupazionale che ha cominciato a colpire l’Italia nel 2022, dopo essere state il motore della crescita imprenditoriale nazionale negli ultimi 15 anni. Solo nel 2021 hanno generato 343 mila posti di lavoro su un totale di 535 mila, contribuendo a sostenere anche l’innovazione tecnologica e a contrastare la disoccupazione giovanile.
In base alle stime di Cerved, circa 27mila posti di lavoro non verranno creati a causa del declino nella nascita di startup, per un impatto economico di circa 2,5 miliardi di euro in meno di fatturato. Nel dettaglio, il settore energetico dovrebbe generare 117 milioni di euro in meno, le aziende agricole circa 74,9 milioni in meno, mentre quasi 2 miliardi in meno verranno dal settore dei servizi, che subirà anche una contrazione di 19 mila nuovi posti di lavoro in meno. Infine, 160 milioni in meno verranno dall’industria e altri 193 dalle costruzioni.
Resistono e, anzi, si collocano in crescita le imprese attive nelle tecnologie per telecomunicazioni, spinte dagli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con una aumento del 94,6% rispetto al 2021, passando da 21 a 55. Salgono anche le startup del facility management, con una crescita del 53,9%, della cantieristica, con il 19,5%, e degli impianti per l’edilizia, con il 13,1%.
Tra i settori che hanno avuto la performance peggiore si trova quello della gestione dei rifiuti, con il 52% di startup in meno, la vendita di gas, con il 47,2% in meno, la pasticceria industriale, con il 45,1% in meno, i trasporti marittimi, con il 52,7% in meno e l’ortofrutticolo, con il 37,8% in meno.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-03-06 12:24:20 ,