Author: Pino Neri
Data : 2022-12-13 12:30:58
Dominio: www.ilmediano.com
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Dopo la due giorni voluta dal sindaco di Acerra, Tito D’Errico, istituzioni e agricoltori al lavoro insieme con l’obiettivo dare una svolta alla produzione locale
E’ l’epicentro delle battaglie ambientaliste per la presenza del più grande inceneritore di rifiuti d’Italia, di un numero rilevante di discariche abusive e per la piaga dei roghi. Ma l’agro acerrano è da sempre anche, e probabilmente soprattutto, sinonimo di agricoltura, di terra fertilissima in grado di produrre ogni ben di Dio. Questa è la patria del pomodoro San Marzano dop. Qui si produce quasi la metà dell’oro rosso fiore all’occhiello dell’agroalimentare campano. Per non parlare dei tanti altri ortaggi che nascono dal lapillo vulcanico di questi spazi che dalla pendice nord del Vesuvio giungono fino agli Appennini. I problemi però sono tanti, troppi. Ostacoli che frenano da sempre il rilancio di un’economia che annaspa nella palude delle contraddizioni. Per questo motivo l’amministrazione comunale la scorsa settimana ha voluto radunare nei saloni del Castello dei Conti gli “Stati Generali dell’Agricoltura”.
Una due giorni che ha avuto il merito di riunire gli addetti ai lavori per suonare la campana di una riscossa più che possibile. Stati generali dai quali sono emerse subito due proposte, la creazione di un polo del freddo e di una filiera in grado di esaltare e far fruttare davvero le qualità del prodotto locale. Dunque, un polo del freddo come quello che sta per nascere a Battipaglia, nella piana del Sele: enormi frigoriferi in cui stoccare sul posto le derrate agricole per poi avviarle alla distribuzione. L’assessore regionale all’agricoltura, Nicola Caputo, ha subito fatto sua l’idea. “Predisporremo – ha annunciato ai presenti – un team di lavoro per valutare la fattibilità del progetto”. Polo del gelo ma non solo. Il responsabile della giunta De Luca ha voluto anticipare aiuti concreti imminenti. “La Regione – ha detto – sta preparando un bonus per fronteggiare i costi del carburante agricolo”. Comunque la sensazione è stata che senza un cambio radicale di mentalità non decollerà nulla. “Ci vuole un nuovo modo di fare agricoltura: aggregante, innovativa, sostenibile e biologica – la sollecitazione del sindaco di Acerra, Tito d’Errico – dai gruppi di azione locale al polo del freddo, passando per nuove strategie di marketing e comunicazione finalizzate all’identificazione di brand attrattivi per prodotti di qualità, l’agro acerrano sarà punto di riferimento per lo sviluppo del comparto”.
“Ci sarà bisogno di una programmazione mirata dopo aver ascoltato le istanze e le esigenze di tutti per capire in quale direzione andare e su quali aspetti intervenire”, la puntualizzazione dell’assessore comunale al ramo, Milena Tanzillo. Un comparto importante. Ad acerra sono oltre 1000 le aziende agricole, 6 le cooperative e 35 dei 54 chilometri quadrati di territorio sono coltivati. E’ la più grande estensione coltivata della provincia di Napoli. Sempre qui si trova la metà dei 300 ettari utilizzati in Campania per il pomodoro San Marzano dop. Altre produzioni top: patata, fagiolo “dente di deceduto” ( è diventato un presidio slow food), carciofo “mammarella”, torzella, cachi. Rimane il solito interrogativo: come passare dalle parole ai fatti ? “E’ importante prima di tutto costruire un progetto economico – il suggerimento di un addetto ai lavori, Fabrizio Marzano, presidente di Confagricoltura Campania – per Acerra sarebbe stato meglio orientare le politiche comunitarie verso progetti integrati di filiera anziché distribuirli a precipitazioni sulla singola azienda. Perchè bisogna ‘orientare’ le politiche per le aziende. E se vogliamo fare vera economia dobbiamo esportare”. La questione del cambio di mentalità, altro nodo mai sciolto. Si insiste sulla necessità di produrre in modo adeguato, pulito, sostenibile. Ma sullo sfondo rimangono anche problemi di formazione. “Non c’è solo un problema di manodopera degli operai – ha fatto notare Marzano – ma anche di chi sa utilizzare la nuova strumentazione tecnologica. Per esempio, se io compro un trattore moderno ho difficoltà nel trovare chi realmente lo sappia usare”. Comunque un primo passo è stato fatto. Con gli Stati Generali le istituzioni locali hanno praticamente annunciato la predisposizione di un piano. Intanto c’è chi tra gli agricoltori fa autocritica. “Quello che manca tra noi agricoltori è l’unità, non facciamo gruppo – il mea culpa di Mario Nolano, dell’associazione di coltivatori “Ariamo” – è questo mi fa rabbia perché qui ad Acerra produciamo tutto e abbiamo tutto. Ma dobbiamo tutti rimboccarci le maniche per lavorare insieme con progetti chiari e fattibili”.
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