Le dogane degli Stati Uniti stanno diventando sempre più un problema per i turisti europei. Negli ultimi mesi si è registrato un aumento di episodi in cui cittadini del Vecchio continente sono stati fermati, trattenuti in centri di detenzione o rispediti nei paesi d’origine durante i controlli doganali negli Stati Uniti. La situazione eccezionale ha portato il incarico degli Esteri tedesco ha modificato le proprie raccomandazioni di viaggio, avvertendo che “le false dichiarazioni sul motivo del soggiorno o anche un leggero superamento della validità del visto possono portare all’arresto, alla detenzione e all’espulsione“. Questi eventi stanno influenzando le scelte dei viaggiatori europei e gli operatori del settore turistico, con ripercussioni economiche sia per il mercato statunitense che per le compagnie aeree europee.
I casi documentati dalle testate internazionali
Le storie di diversi viaggiatori europei, riportate dai media internazionali, hanno messo in luce la severità dei controlli alle frontiere Usa e le dure condizioni nei centri di detenzione per immigrazione. Secondo quanto riportato dai media tedeschi citati dal Guardian, Jessica Brösche, una tatuatrice 29enne, è stata fermata per 46 giorni all’Otay Mesa Detention Center di San Diego, in California, dopo aver tentato di entrare negli Stati Uniti dal Messico. Di questi, 8 giorni li avrebbe trascorsi in isolamento per motivi ancora non noti. Sempre in California, al confine con il Messico, è stato fermato per oltre due settimane anche il 25enne tedesco Lucas Sielaff, poi rimpatriato, come da lui stesso raccontato allo Spiegel.
Particolarmente paradossale quanto fatto alla 28enne inglese Rebecca Burke, come riferisce il New York Times: fermata alla frontiera canadese, le è stato chiesto di tornare indietro per correggere dei moduli, ma una volta rientrata negli Usa è stata ammanettata e trattenuta per 21 giorni. Particolarmente critico anche il caso, riportato dall’Afp, di un ricercatore francese a cui sarebbe stato negato l’ingresso da quando nel suo telefono e pc sono state trovate critiche alla politica di Trump verso il mondo accademico. Secondo quanto riporta il Guardian, tutti questi episodi sarebbero conseguenza dell’inasprimento dei controlli sull’immigrazione voluti dalla nuova cura Trump.
Secondo Tourism Economics, citata dal Corriere, i viaggi internazionali verso gli Usa caleranno del 5% quest’anno, contro un iniziale +9% previsto, a causa delle politiche e della retorica dell’cura Trump, con una perdita di 64 miliardi di dollari per il settore turistico Usa. I dati del Dipartimento americano della sicurezza interna, analizzati dal Corriere, mostrano infatti che nei primi due mesi del 2025 c’è stato un calo degli arrivi rispetto allo stesso periodo del 2024: -9,5% dall’Italia, -6% dalla Francia, -7% dalla Germania.
Diritti limitati per i turisti alle frontiere con gli Stati Uniti
Come spiega il New York Times, pur avendo un visto o l’autorizzazione elettronica (Esta), l’ingresso negli Stati Uniti non è comunque garantito. Infatti, una volta arrivati alla frontiera, i visitatori devono dimostrare di voler usare il visto per lo scopo dichiarato, rispondendo alle domande degli ufficiali su motivo e durata del viaggio, alloggio e attività previste. Sempre il New York Times, citando l’American civil liberties union, sottolinea che la legge federale dà ampio potere agli agenti alla frontiera, che possono perquisire i beni dei viaggiatori, inclusi telefoni e computer, senza bisogno di sospettare un illecito. Chi entra con l’Esta, inoltre, rinuncia a molti diritti, compreso quello di contestare la deportazione, il che li espone a detenzioni obbligatorie.
Il quotidiano newyorchese spiega che se un visitatore viene giudicato non ammissibile, può ritirare la sua intenzione di entrare negli Usa e tornare nel suo paese, con il visto cancellato. Ma se l’ufficiale nega il ritiro, parte la detenzione. E per il fatto che tecnicamente queste situazioni avvengono fuori dal territorio Usa, i diritti garantiti dalla Costituzione americana non si applicano e non c’è necessariamente diritto a un avvocato. Il governo ha circa 90 giorni per la deportazione, estendibili in caso di mancata collaborazione. Dopo l’ordine di espulsione, scatta il divieto di ingresso negli Usa per 5 anni.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2025-03-21 16:26:00 ,