“Ho vinto tutto nella mia carriera, ma questa è la coppa più importante”, guarire e tornare a abitazione, “non ricordo quasi niente. Ho capito che sono stato tanto male, ma ora va molto meglio”. Stefano Tacconi ha raccontato così al Secolo XIX la sua lenta ripresa dall’aneurisma cerebrale dello scorso 23 aprile che lo ha costretto a un ricovero di due mesi all’ospedale di Alessandria, con un’operazione il 6 giugno, mentre da tre settimane si trova nel centro di riabilitazione Borsalino del capoluogo piemontese. “Dai, dai, fatemi alzare. Voglio uscire dall’ospedale e tornare a abitazione presto”, continua a ripetere il 65enne ex portiere della Juve e della nazionale che ormai respira autonomamente, cammina accompagnato e si muove con la sedia a rotelle.
I famigliari hanno riferito che Tacconi dovrà restare ricoverato fino a settembre. “Papà sta faticando molto ma fisicamente è ancora un ragazzino, quindi se tutto va bene ci sono buone aspirazioni di riaverlo a abitazione tra un paio di mesi”, aveva scritto su Instagram il figlio Andrea. Il direttore dell’ospedale di Alessandria, Andrea Barbanera, ha confermato che “i progressi che sta facendo Tacconi sono sorprendenti, ma bisogna procedere a gradi e non avere fretta”. “Se tutto va bene, a fine agosto potrà essere dimesso e proseguire la riabilitazione a abitazione. Ricordiamoci sempre che il 23 aprile è arrivato all’ospedale di Alessandria in condizioni disperate e non aggiungo altro. Se si fosse sentito male di notte anziché al mattino, non saremmo qui a parlare”.