Stellantis dice di voler rilanciare gli stabilimenti italiani

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Data : 2024-05-28 06:48:56
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Dopo un incontro con i sindacati l’amministratore delegato del gruppo automobilistico Stellantis Carlos Tavares ha annunciato che dal 2026 nello stabilimento di Mirafiori, a Torino, sarà prodotta la 500 ibrida mentre a Melfi, in Basilicata, la Jeep Compass. Tavares ha anche spiegato che ci sarà un nuovo modello prodotto nello stabilimento di Cassino, nel Lazio, senza dare ulteriori dettagli. Gli annunci sono stati fatti a pochi giorni dagli scioperi organizzati a Cassino dai sindacati e a pochi giorni da un altro sciopero annunciato a Mirafiori, deciso a causa della progressiva dismissione di Stellantis in Italia, che prosegue senza alcun intervento da parte del governo.

L’obiettivo di Stellantis è aumentare la produzione negli stabilimenti italiani che nel primo trimestre di quest’anno ha avuto un forte calo, di quasi il 10 % rispetto allo stesso periodo del 2023: l’azienda punta a raggiungere un milione di veicoli tra auto e veicoli commerciali entro il 2030. Un altro obiettivo di Stellantis è avviare la ricerca, lo sviluppo e la produzione di auto elettriche in Italia in vista della transizione ecologica. Questi obiettivi, molto ambiziosi e difficilmente raggiungibili per come sono andate le cose finora, sono condivisi dal governo con il quale Stellantis, fin dall’insediamento di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio, ha avuto rapporti tesi e diversi scontri espliciti.

Alla base di questo rapporto conflittuale ci sono sia ragioni politiche sia altre legate all’occupazione e all’economia. Meloni e il suo partito, Fratelli d’Italia, criticano il percorso industriale che Stellantis segue da anni e l’assetto societario che ha assunto.

Stellantis nacque nel gennaio del 2021 dalla fusione di PSA, l’azienda francese che produce Peugeot e Citroën, e FCA, l’azienda italo-americana nata a sua volta dalla fusione di FIAT e Chrysler. La fusione era stata la risposta dell’azienda alla crisi del modello produttivo della FIAT, sempre meno competitivo e centrale nell’economia italiana: nel 1990 in Italia venivano costruiti 2 milioni di auto, nel 2000 erano circa 1,7 milioni, nel 2010 scesero a 850mila, nel 2022 a 500mila.

Il governo accusa Stellantis, vista in Italia come l’erede diretta della Fiat, di non tenere in debita considerazione “l’italianità” del marchio: negli ultimi anni il numero di auto prodotte negli stabilimenti  è diminuito, non vengono fatte assunzioni per sostituire i dipendenti che vanno in pensione e i licenziamenti vengono incentivati con generosi contributi economici. Diverse produzioni sono state spostate all’estero, mentre in altri paesi come la Francia sono stati aperti nuovi stabilimenti e assunti dipendenti.

– Leggi anche: Stellantis sta lasciando nei guai decine di aziende

Uno degli ultimi scontri con il governo ha riguardato il nome di un nuovo modello di Alfa Romeo, marchio del gruppo Stellantis: in aprile il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia, aveva criticato la scelta di chiamare “Milano” un modello che verrà prodotto in Polonia, evocando impropriamente la legge contro l’Italian Sounding, la contraffazione dei marchi tipici italiani. Il gruppo Stellantis aveva allora diffuso un comunicato piccato nei confronti del governo in cui annunciava di aver cambiato il nome del modello, che non sarà più “Milano” ma “Junior”. In queste ultime ore, Tavares, durante la presentazione della Lancia Ypsilon, ha insistito che l’auto è stata progettata in Italia, anche se è «assemblata» in Spagna aggiungendo, in modo ironico: «Sono certo che il governo greco sarà orgoglioso del fatto che abbiamo chiamato la Lancia Ypsilon».

Da settimane Tavares dice che l’Italia ha ancora un ruolo fondamentale nella strategia aziendale di Stellantis: lo scorso marzo aveva promesso nuovi investimenti per lo stabilimento torinese di Mirafiori, ma aveva anche ribadito la richiesta di maggiori incentivi al governo per sostenere la produzione di auto elettriche.

Dopo gli ultimi annunci di Tavares sulla produzione di nuovi modelli in Italia i principali sindacati hanno a loro volta parlato della necessità di un intervento del governo per sostenere il settore: «Serve un incontro a Palazzo Chigi per completare l’accordo di sviluppo del settore dell’auto, anche di quelle parti che ancora mancano», ha detto ad esempio a Repubblica Gianluca Ficco, della Uilm. Ferdinando Uliano, segretario Fim-Cisl, ha parlato di un «confronto necessario» e della necessità di incentivi «per il processo di reindustrializzazione». Per Roberto Di Maulo, della Fismic Confsal, «ci vuole un confronto che coinvolga il governo per accompagnare lo sforzo di investimenti dell’azienda».

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