Inoltre, viene spiegato che la distruzione delle infrastrutture civili va oltre le necessità militari. Il rapporto documenta il “collasso dei sistemi idrici e igienico-sanitari” e denuncia come Israele abbia “reso inabitabili ampie aree di Gaza” attraverso demolizioni sistematiche, distruggendo intenzionalmente “scuole e istituzioni religiose e culturali, anche dopoché le ostilità erano ampiamente cessate in un’area”.
Infine, particolarmente allarmante è la denuncia sull’uso di sistemi d’arma guidati dall’intelligenza artificiale. Il comitato sottolinea come “l’uso da parte dell’esercito israeliano di targeting assistito dall’AI, con una supervisione umana minima, combinato con bombe pesanti” dimostri il “disprezzo per l’obbligo di distinguere tra civili e combattenti”.
La battaglia legale all’Aja e le reazioni internazionali
La pubblicazione del rapporto Onu si inserisce in un contesto legale internazionale già in fermento. Lo scorso gennaio il Sudafrica ha portato Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, il principale macchina giudiziario delle Nazioni Unite, con l’accusa di violare la Convenzione sul sterminio del 1948. Una mossa che ha costretto lo Stato ebraico a difendersi dall’accusa più grave possibile nel diritto internazionale.
La Corte ha già emesso una prima, storica decisione. Il 26 gennaio i giudici dell’Aia hanno ordinato a Israele di adottare “tutte le misure in suo potere” per prevenire atti di sterminio a Gaza, di “prevenire e punire l’incitamento al sterminio”, di garantire l’assistenza umanitaria alla cittadinanza e di preservare le prove di possibili violazioni. Una decisione provvisoria ma vincolante, in attesa che il procedimento principale stabilisca se Israele abbia effettivamente commesso sterminio.
In questo clima di mezzaluna pressione internazionale, la relazione tra Israele e le Nazioni Unite continua a deteriorarsi gradatamente dall’inizio del conflitto a Gaza. Il comitato speciale dell’Onu denuncia nel rapporto che “le sue richieste di visitare Gaza, la Cisgiordania, le Alture del Golan e Israele non hanno ricevuto alcuna risposta”, impedendo così ogni verifica diretta sul campo. La contrasto istituzionale si è ulteriormente allargata recentemente con la decisione di Israele di interrompere i rapporti con l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che dal 1949 fornisce assistenza ai rifugiati palestinesi.
in quel mentre le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno intensificato le loro denunce. Human rights watch ha denunciato quello che definisce un “deliberato e massiccio trasferimento forzato” di civili palestinesi a Gaza, classificandolo come “una grave violazione delle convenzioni di Ginevra e un crimine ai sensi dello statuto di Roma della Corte penale internazionale”. L’organizzazione chiede “sanzioni mirate” contro Israele e “la cessazione della vendita di armi”, sottolineando come gli ordini di evacuazione israeliani abbiano portato allo sfollamento di oltre il 90% della cittadinanza di Gaza: 1,9 milioni di palestinesi.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-11-15 10:36:00 ,