La cannabis light potrebbe tornare illegale. Lo propone un emendamento del governo al ddl sicurezza che è al momento in esame in commissione alla Camera. La nuova norma propone di intervenire sulla legge a sostegno della filiera della canapa ad uso industriale con quantità di Thc (il principio attivo della pianta) inferiore allo 0,2%.
L’emendamento vieta la coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc, per usi diversi da quelli espressamente indicati nella legge stessa, e quindi quelli industriali consentiti. Il commercio o la cessione di infiorescenze viene punito con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando la cannabis light a quella non light.
Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha definito la mossa del governo “una spinta repressiva e punitiva immotivata”. L’approvazione dell’emendamento avrebbe anche delle conseguenze per chi opera nel settore. “Il governo vuole tagliare le gambe a migliaia di operatori del settore della cannabis light, quella a basso contenuto di Thc. Questo emendamento dice che quella light deve essere equiparata in tutto e per tutto alla cannabis con alto contenuto di Thc, nonostante quella non abbia alcun effetto drogante, proprio per le bassi percentuali di principio attivo”.
Per Giuseppe Libutti, avvocato costituzionalista che segue aziende di settore della cannabis light, l’emendamento potrà facilmente essere contestato dai ricorsi. “Così come è concepito, l’emendamento sembra più mosso da un pregiudizio verso la cannabis e si pone in contrasto con la giurisprudenza che riguarda la canapa industriale. Inutile dire che se dovesse essere approvato aprirà la strada a numerosi contenziosi da parte di chi opera da anni nel settore disciplinato dalla 246 del 2016 e svolge un’attività assolutamente lecita”.
In Germania dal primo aprile l’uso personale della cannabis è diventato legale. Da allora radicali e Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) hanno rilanciato la battaglia per la legalizzazione anche in Italia.
Negli Stati Uniti a inizio maggio negli Stati Uniti era trapelata la notizia di un cambio di rotta opposto rispetto a quello dell’Italia. La cannabis potrebbe presto essere riclassificata: non più come droga di categoria 1 (insieme a eroina e Lsd), ma come droga di categoria 3 (al pari di chetamina e steroidi anabolizzanti). La Drug Enforcement Administration, su spinta del presidente Joe Biden, riconoscerebbe alla cannabis un un potenziale inferiore di abuso rispetto alle droghe più pericolose. Questo non vorrebbe dire renderla legale a livello federale, anche se la depenalizzazione della cannabis è già prevista da 38 stati per uso medico e da 24 per uso ricreativo.
L’allentamento delle regole a livello di molti stati americani ha fatto fiorire l’industria della marijuana, che oggi vale 30 miliardi di dollari. Secondo gli ultimi dati della ricerca “National Survey on Drug Use and Health”, pubblicata l’8 maggio, il numero di consumatori regolari di cannabis negli Stati Uniti supererebbe ormai quello dei consumatori regolari di alcol.
L’uso eccessivo di questa droga leggera, diffuso ormai anche fra i bambini, ha spinto invece la Thailandia a fare marcia indietro, dopo la completa depenalizzazione avvenuta nel 2022. Nel paese asiatico la cannabis resterà consentita solo per ragioni mediche.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-05-25 17:01:24 ,www.repubblica.it