«Potresti essere la prima. Ma assicurati intanto di non essere l’ultima». Lo slogan che Kamala Harris ama ripetere è una frase che le diceva sempre sua madre da bambina.
Kamala nasce il 20 ottobre 1964 a Oakland, città industriale nella Baia di San Francisco. Figlia di intellettuali. La madre, Shyamala Gopalan, scienziata indiana con un dottorato a Berkeley, ha dedicato la sua vita agli studi oncologici. Il padre Donald Harris, economista giamaicano – ancora in vita – è professore emerito alla Stanford University. I due si incontrarono nel campus di Berkeley, nei primi anni Sessanta durante gli studi universitari, accomunati dall’impegno politico nella lotta del movimento per i diritti civili.
Sua madre scelse il nome: Kamala significa fiore di loto ed è un altro modo di chiamare la dea indù Lakshmi, la dea della fortuna, del potere e della bellezza. Richiamo alle sue radici indiane e all’emancipazione delle donne.
I suoi genitori divorziarono quando Kamala aveva sette anni. La madre fece crescere lei e la sorella Maya in un bilocale al secondo piano in una piccola casa a Berkeley.
Da bambina, frequenta la chiesa evangelica Battista e il tempio hindu. “Mia madre – scrive nella sua autobiografia The Truths We Hold: An American Journey – sapeva bene che stava facendo crescere due figlie nere, ed era determinata ad assicurarsi che saremmo diventate due donne nere, orgogliose della nostra origine e sicure di noi stesse”. Da bambina visitò l’India dove venne molto influenzata dalla figura del nonno, alto funzionario governativo che lottò per l’indipendenza indiana, e dalla nonna, attivista che girava il paese per insegnare alle donne analfabete le tecniche per il controllo delle nascite.