“Per lei la coppia era benedetta da Dio – racconta a Quarto Grado la cognata di Antonella Salomone – Loro, invece, le avevano detto che era posseduta e forse aveva iniziato a crederci”.
A sinistra Antonella Salomone. A destra la cognata Lucia, ospite a Quarto Grado su Rete Quattro.
“Non pensava di essere posseduta. Anche se aveva iniziato ad avere qualche dubbio“, è quanto spiegato Lucia, la cognata di Antonella Salomone, nella trasmissione di Rete Quattro Quarto Grado di ieri sera. “Per lei quelle due persone erano benedette da Dio, normali. Non aveva paura del marito – ha spiegato a Gianluigi Nuzzi – Non aveva paura del marito, ma non voleva litigarci. Per questo non è riuscita a prendere le distanze dalla coppia”.
Coppia che potrebbe aver suggerito al marito di compiere le torture sulla moglie, come stanno cercando di chiarire gli inquirenti. I due, Massimo Carandente e Sabrina Fina, Proseguono a sostenere che la strage sarebbe avvenuta per conflitti in famiglia: per questa ragione Giovanni Barreca e la figlia diciassettenne hanno torturato e ucciso il resto della famiglia, Antonella Salomone, moglie di Giovanni e i due figli più piccoli di 16 e 5 anni. Ma, stando a quanto dice la cognata, nella villetta di Altavilla Milicia non ci sarebbero stati dissapori.
Il racconto della cognata a Quarto Grado
C’è rabbia e tristezza nelle parole della cognata di Antonella Salomone. “Io sono a Novara, spesso, per situazioni di disagio, mi aveva consigliato di tornare in Sicilia: lei avrebbe aiutato me e mio fratello a trovare lavoro – ha spiegato la donna – Ci sentivamo tutti i giorni e ci confidavamo l’una con l’altra. Non aveva paura del marito. Se in Sicilia aveva iniziato a picchiarla a me non lo ha detto. Ma forse non me lo avrebbe comunque detto, per non farmi preoccupare. Non saprei azzardare ipotesi. Però non mi dava una sensazione di allarme, non lasciava trasparire niente“.
L’incontro con Massimo Carandente e Sabrina Fina: “Tua moglie è posseduta”
Fra una telefonata e l’altra Antonella aveva raccontato alla cognata del primo incontro con Massimo Carandente e Sabrina Fina, in carcere anche loro perché considerati complici del marito Giovanni Barreca e della figlia diciassettenne. Quello che stanno cercando di chiarire gli inquirenti è se possano aver istigato Barreca a commettere l’omicidio.
“Mi aveva raccontato di questa coppia, mi aveva chiesto un parere. Li aveva invitati a casa sua per una preghiera, ma mentre pregavano hanno iniziato ad insultarla – ha raccontato la cognata a Quarto Grado – Hanno detto al marito che aveva il demone. A quel punto le ho detto No Anto, queste persone non vanno bene. Le ho suggerito di provare ad allontanarle e di non frequentarle. Dicono cose assurde, surreali“.
L’incontro con la coppia: “Mi ha detto che non poteva allontanarli”
Ma per la donna era impossibile: “Mi diceva che non poteva farci niente, perché era Giovanni a volerli con loro, era lui che li andava a prendere in stazione per portarli a casa. Non posso litigare con mio marito, mi rispondeva. E io da cognata non volevo che litigassero. Così le ho chiesto come le sembravano: lei mi ha detto che erano benedetti da Dio e che le sembrava tutto normale”.
Proprio la coppia, nel frattempo, avrebbe provato a convincerla di essere posseduta. “Forse non pensava di essere realmente posseduta, ma potrebbero averle fatto venire qualche dubbio. Le ho detto di non stare a credere a quello che le dicevano: io la conoscevo, le dicevo che non ci credevo, che era una bella persona e che non si doveva preoccupare perché non c’era alcun demone in lei”.
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di Beatrice Tominic
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2024-03-23 13:03:24 ,