Stranger Things, la quarta stagione indaga una terrificante maturità

Stranger Things, la quarta stagione indaga una terrificante maturità

Stranger Things, la quarta stagione indaga una terrificante maturità


di Paolo Armelli

Nonostante però l’amore dei Duffer per citazioni e rimandi, qui la loro raffinatezza narrativa si fa ancora più affilata. In alcuni momenti, per esempio, l’orrore non viene dai mostri assetati di sangue ma dal confronto con la natura umana più incontrollabile: quando Eleven viene torturata dai bulli o quando reagisce con una violenza inaudita (e per una volta non soprannaturale) all’ennesimo sopruso, vediamo in lei un terrificante lato inedito, un confronto con la parte più oscura di lei e, in fondo, di noi stessi. Siamo chiamati a dubitare, persino, di chi sia eroico e chi no. E anche gli sforzi per recuperare ciò che è perduto saranno altrettanto dolorosi e drammatici. Brown si conferma attrice di grande effetto, anche se forse fin troppo convinta delle sue capacità. A colpire è l’interpretazione di Sink, chiamata a un ruolo tragico dalla statura classica, così come a rubare la scena è spesso Maya Hawke, che aggiunge quel quirk di alleggerimento necessario, mentre si confronta soprattutto col suo degno compare, lo Steve Harrington di Joe Keery

Anche in questa prima parte della sua quarta stagione, Stranger Things regala ai suo fan tutto quello che vogliono: in sottofondo ci sono gli easter egg più nerd del mondo, come per esempio la serie animata sugli Ewok di Star Wars, mentre in generale ogni storia è modulata per essere un mix di avventura, ignoto, paura, solidarietà amicale e molto altro. Difficile spiegare come questa formula alchemica si rinnovi costantemente con la stessa convinzione, anzi riesca anche ad evolversi verso una maturità più convincente (si parla tantissimo di droga, per esempio). Certo, è ancora presto per capire se la lunghezza monstre di alcuni episodi sia una strategia che alla lunghi ripaghi (forse l’asciuttezza di episodi passati era più efficace), di certo anche in questo nuovo ciclo non si può che arrendersi alla lucidità con cui i Duffer hanno progettato questa storia. A luglio vedremo una prima conclusione e poi, si spera già l’anno prossimo per non attendere troppo, la quinta stagione metterà la parola fine a tutto quanto. Strano a dirsi per un prodotto rivolto al passato come questo, ma ne abbiamo già nostalgia.



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www.wired.it
2022-05-26 17:00:00

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