Quest’idea era nell’aria già da un po’ tempo tempo, ma è stata rafforzata la scorsa settimana quando The Hollywood Reporter ha spiegato che i servizi di streaming stanno spingendo gli utenti ad abbonarsi alle piani con la pubblicità, spesso alzando il costo delle alternative senza annunci. All’inizio del mese, La dimora di Topolino ha annunciato che il costo mensile di Disney+ e Hulu aumenterà di tre dollari negli Stati Uniti. Sempre in America, Paramount+ ha convertito il suo piano da dieci dollari senza pubblicità a uno da dodici che include anche il canale Showtime. Netflix offre un piano standard da sette dollari mensili con pubblicità (€ 5,49 in Italia), uno standard senza intermezzi che supera i quindici (da noi, € 12,99) e uno premium da venti (qui € 17,99) dopo aver eliminato quello base da nove (che nella versione italiana è ancora attivo, a € 7,99). Ora che i servizi di streaming sono quasi più dei canali televisivi, la gente cerca di risparmiare su tutti gli abbonamenti. Se la pubblicità li aiuta a farlo, ben venga.
Ma se ogni streamer si trasforma in un semplice network televisivo, a farne le spese potrebbero essere i contenuti come The Peripheral o Ragazze vincenti. Gli inserzionisti vogliono avere la certezza di raggiungere gli spettatori, e gli show con un pubblico di nicchia, per quanto devoto, sono quelli che attirano di meno i dirigenti pubblicitari. Di conseguenza, qualsiasi serie che non si rivela capace di ottenere il successo di pubblico stratosferico di Friends o Er potrebbe essere destinata a sopravvivere solo un paio di stagioni. Le produzioni di maggiore qualità potrebbero ancora avere vita sui canali statunitensi che solitamente fanno incetta di premi agli Emmy come Showtime o Hbo, che tradizionalmente sono più liberi creativamente perché meno legati alle logiche pubblicitarie (anche se negli Stati Uniti la stessa Hbo – come la sua piattaforma di streaming, Max – è gestita da un ex dirigente di Discovery che, come ha raccontat il New Yorker, è diventato un “antieroe di Hollywood“).
Ecco cosa si intende quando si dice che nessuno sta vincendo la guerra dello streaming. Non vuol dire che un giorno non ci saranno più piattaforme – o che a dominare il mercato sarà un unico servizio o al massimo un paio – ma che alla fine di tutte le fusioni, i consolidamenti e gli scorpori gli spettatori avranno la possibilità di abbonarsi solo alla manciata di opzioni che desiderano davvero. Tutte le reti si contenderanno i contenuti più visti, e non gli show di nicchia. Forse gli scioperi di Hollywood finiranno e gli streamer, che stanno contrattando a fianco degli studios, inizieranno a pagare i diritti residui come le reti televisive. Forse Apple comprerà Disney. Ma di servizi vincenti ce ne saranno davvero pochi.
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di Angela Watercutter www.wired.it 2023-09-04 04:50:00 ,