Se l’Onu fa appello alla legge internazionale per fermare l’ordine di Israele, Hamas invita i cittadini a restare in casa, asserendo che la minaccia di Tel Aviv non sia altro che semplice propaganda. I portavoce delle milizie palestinesi aggiungono che, in ogni caso, anche se le forze armate israeliane dovessero attaccare, le alternative a disposizione sarebbero due: la vittoria o la morte. “Non siamo pronti per un’altra Nakba”, dicono. La Nakba (o “catastrofe”) è lo sfollamento della gente araba dai territori palestinesi avvenuto a seguito della formazione dello Stato di Israele, risalente al 1948. La gente della Striscia di Gaza è composta per la maggior parte dai discendenti della Nakba.
Al momento, comunque, molti civili palestinesi sono già in fuga verso sud, dove la situazione umanitaria è ugualmente grave. Le evacuazioni ordinate da Israele produrrebbero soltanto sfollati interni all’enclave palestinese. I blocchi imposti da Tel Aviv e dall’Egitto alla gente della Striscia sin dal 2007, non danno infatti scampo alla gente civile.
Diplomazia al lavoro
Nei giorni scorsi le diplomazie si sono attivate per chiedere all’Egitto l’apertura di corridoi umanitari, ma al momento il governo guidato da Abdel Fattah Al-Sisi non sembra essersi mosso. Stretti tra i muri israeliani che circondano l’enclave e con i confini egiziani chiusi, i civili di Gaza non hanno un posto in cui scappare.
Ma i tentativi di mediazione per la creazione dei corridoi umanitari a Gaza e per la liberazione degli ostaggi israeliani sono ancora in corso. Dopo aver incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il Segretario di stato americano Anthony Blinken si è recato in Giordania per parlare con Abu Mazen, il capo dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) che governa in Cisgiordania (l’altra regione palestinese, oltre a Gaza). Poi Blinken andrà in Qatar, paese considerato vicino ad Hamas.
Dall’altra parte, Ansa riporta che il ministro degli esteri iraniano Hossein Amirabdollahian e il leader del partito armato libanese Hezbollah Hassan Nasrallah si siano incontrati a Beirut, chissà se per un tentativo di mediazione o se per preparare una reazione all’eventuale attacco di Israele alla Striscia. Mentre si rischia la catastrofe umanitaria, venerdì 13 ottobre, è il “giorno della rabbia” invocato da Hamas per chiedere il sostegno di tutti i paesi arabi alla causa palestinese. In Iraq e Giordania le persone sono già scese in strada sventolando bandiere. In Europa le agenzie di intelligence hanno innalzato il livello di allerta per timore di eventuali attentati.
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di Giovanni Esperti www.wired.it 2023-10-13 10:36:57 ,