Pimonte, piccolo centro tra i Monti Lattari, a pochi chilometri da Castellammare di Stabia.
Uno di quei paesini che a vederlo da lontano ti si riempie il cuore, un presepe appeso tra i monti, un paradiso che passandoci ti viene la voglia di andarci a vivere.
Solo che poi la realtà è un po diversa e a raccontarla è proprio l’episodio avvenuto l’anno scorso dove “il branco” ha stuprato un adolescente.
Erano in undici, in dodici? Tra loro anche il “fidanzato” se si può chiamare cosi.
Qualche mese fa, in nome della giustizia italiana, sono tornati in libertà, e sono tornati proprio a Pimonte.
E ieri il sindaco di Pimonte, Michele Palummo, nella puntata de ‘L’aria che tira’ ha liquidato lo stupro di gruppo come una “bambinata che ormai è passata”.
Uno dei dettagli di una certa rilevanza in questa storia è che sembra che alcuni dei ragazzi appartengano a famiglie “influenti” tra i Monti Lattari.
Nel frattempo intorno ad Ilaria (nome di fantasia) s’era anche creato il clima del “se l’è cercata”, con tanto di parroco che timidamente tenta di arrampicarsi sugli specchi con la faccenda del recupero dei dodici adolescenti.
Ilaria è sola. Lo era quando è stata stuprata, lo è oggi, davanti all’ipocrisia di un paesino arretrato come ce ne sono tanti nel meridione, basato sul “familismo amorale” fatto di legami ed appartenenze e di elezioni basate su accordi e spartizioni tra famiglie, dove i fatti, la giustizia, i veri valori e lo spessore degli individui e spesso persino il concetto di “arte”, devono confrontarsi con i numeri, i voti.
A questo punto anche la famiglia di Ilaria è sola, perchè 12 famiglie in un paesino di poche anime fanno la differenza, e se hanno stabilito che uno stupro è una ragazzata, con tanto di dichiarazione in tv del sindaco, per loro non c’è nessuna possibilità di poter continuare a vivere nel “presepe degli orrori”. Cosi si sono trasferiti, in Germania.
Insomma quel posto per Ilaria si è trasformato in un vero inferno, perchè non faceva parte, non pensava e non si è adeguata al “gruppo dominante”, che ovviamente avrebbe preferito che lei non denunciasse.
Questo episodio racconta molto sulle piccole comunità, su come la realtà venga capovolta, in nome delle “appartenenze” e della “politica”, di come il bianco diventi nero e la merda cioccolata, a furor di popolo.
feliceiovino
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