La sindaca di Torino, incinta al settimo mese: «Ho lavorato e sto continuando a lavorare, ma quante donne oggi possono realmente autodeterminarsi, nella scelta di percorrere una gravidanza?»
«È importante cambiare il punto di vista sull’intera vita professionale della donna (ma anche degli uomini). Servono strumenti normativi e un salto culturale che oggi ancora non c’è. Serve uno Stato pronto ad accompagnare la donna durante tutta la maternità, a partire dai servizi di welfare. Prima e dopo il parto». Ad affermarlo, in un lungo post su Facebook e su Instagram, è la sindaca di Torino Chiara Appendino, M5S, arrivata al settimo mese di gravidanza. Appendino non si è ricandidata per restare prima cittadina della città.
«Io – scrive – ho lavorato e sto continuando a lavorare, ma dipende molto dal tipo di lavoro. In generale si tratta di un processo, anche culturale, di “normalizzazione” della gravidanza». La sindaca ricorda che «recentemente la legge ha dato la possibilità alle donne di lavorare fino al nono mese, a patto di avere un parere medico favorevole, spostando il congedo di maternità ai cinque mesi successivi al parto. Un ottimo segnale, sia per le donne, sia per un mondo del lavoro che, colpevolmente, ha sempre visto la gravidanza come una condizione patologica, dando per scontato che una donna non possa creare valore in ciò che fa se aspetta un figlio. Ma quante donne, oggi possono realmente autodeterminarsi, nella scelta di percorrere una gravidanza?».
«È davvero molto difficile far capire cosa significhi la gravidanza dal punto di vista dell’esperienza fisica e psicologica – continua Appendino – per quanto non mi piaccia come affermazione, è una di quelle avventure che, per capire davvero, si devono vivere. Ognuna la vive a modo suo. C’è chi la rifarebbe subito dopo il parto e chi invece non ne vuole mai più sapere (…) nel mio caso, il 90% delle attività si possono portare avanti senza particolari problemi (…) vorrei un mondo dove ogni donna può vivere l’esperienza della maternità serenamente. Dove non debba vivere con preoccupazione le ripercussioni sulla propria carriera lavorativa, il ricatto di domande inopportune ai colloqui di lavoro o, peggio, di dimissioni in bianco. Dove il mondo del lavoro accetta la maternità per quello che è: un momento del tutto naturale dove la donna – a meno di condizioni particolari – è nelle sue piene facoltà per continuare a dare il suo contributo nelle attività professionali. Vorrei un mondo dove ogni donna e ogni uomo hanno il diritto di diventare genitori in piena libertà, al riparo da ogni paura, con tutti gli strumenti normativi che uno Stato moderno può mettere a disposizione».
22 agosto 2021 (modifica il 22 agosto 2021 | 14:37)
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