Succo d’arancia, o meglio nuovo e raro nettare degli dei. Almeno stando all’odissea dei suoi prezzi: i future dell’orange juice – OJ per la tavola americana di cui da sempre è simbolo popolare quanto l’apple pie (la torta di mele) – hanno valicato il record dei 3 dollari alla libbra. Se il carovita sembra voler moderare il passo negli Stati Uniti, il succo d’arancia è una drammatica eccezione: un anno fa i future viaggiavano a 1,81 dollari e nel maggio del 2021 si fermavano a 1,05 dollari, un terzo del costo odierno. Un’impennata che, trasferita dalle borse merci alle confezioni sugli scaffali di negozi e supermercati, minaccia veri e propri shock nella proverbiale dieta da una costa all’altra del Paese.
Nessun complotto dietro la spirale dei rincari, piuttosto una combinazione di fattori, naturali e meno. Maltempo estremo e malattie incurabili dei frutteti hanno accentuato la carenza di agrumi rispetto alla domanda, sul mercato americano e globale. «Una tempesta perfetta», l’ha definita Billy Roberts, analista del settore a CoBank.
Anzitutto di tempeste, o meglio di uragani, letteralmente si tratta. Lo stato della Florida – produttore domestico leader con oltre 150.000 ettari coltivati, 32.000 addetti e un impatto economico da 6,6 miliardi di dollari – ha fatto di recente i conti con ben due devastanti uragani: Ian e Nicole, abbattutisi sulla regione sul finire dell’anno scorso, hanno lasciato una pesante eredità ad un settore ancora mai ripresosi da un altro tragico ciclone, Irma nel 2017. Da solo Ian è costato all’agricoltura statale oltre un miliardo di dollari, 247 milioni negli agrumi. Ulteriori danni sono stati successivamente provocati da insolite gelate.
Come se non bastasse, ai disastri climatici e dell’ambiente si è sommata la crescente diffusione di una grave e incurabile malattia: il cosiddetto Citrus greening o Hlb, causata da batteri, che riduce quantità e qualità dei raccolti e, alla fine, si rivela letale.
L’outlook del Dipartimento dell’Agricoltura Usa, davanti alla somma di catastrofi, è diventato sempre più cupo: già nei mesi scorsi aveva anticipato un crollo del 51% nella produzione di arance per succo in Florida durante il 2022-2023, ad un totale di 20 milioni di casse e un record negativo a dir poco storico, dal biennio 1936-1937. Quel pronostico è stato adesso ulteriormente tagliato: a 15,7 milioni di casse, che rappresenta un crollo del 62% dalla stagione precedente, già la peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. E distante anni luce dai 240 milioni di casse prodotte solo vent’anni or sono.