di Kevin Carboni
Regione Marche continua a negare il diritto al suicidio assistito, ignorando non solo la sentenza in materia della Corte costituzionale ma anche una nota del ministero della Salute che aveva dato all’amministrazione di centrodestra due mesi di tempo per rispettare i diritti e le volontà di Mario, nome di fantasia di un marchigiano tetraplegico che ha già ricevuto l’autorizzazione alla pratica dal Comitato etico regionale e dal Tribunale di Ancona, e di Antonio, nome sempre di fantasia, che ha aperto la richiesta oltre un anno fa. I 60 giorni sono scaduti il 10 gennaio.
Dopo i continui temporeggiamenti dell’Azienda sanitaria unica regionale (Asur) e di Regione Marche, rispetto all’autorizzazione della pratica del suicidio assistito richiesta da Antonio e Mario, e grazie alle azioni legali in difesa dei due portate avanti dall’Associazione Luca Coscioni, sul caso è intervenuto direttamente il ministero della Salute. Lo ha fatto tramite una nota inviata lo scorso 9 novembre 2021 alla Conferenza delle regioni, in cui esorta i presidenti regionali a dare “concreta attuazione a quanto stabilito dalla Corte costituzionale” perché “responsabilità del Servizio sanitario nazionale”.
La nota, diffusa dall’Associazione, sottolinea come le strutture regionali siano obbligate a dare la possibilità ai “soggetti che versano in situazioni caratterizzate da patologie irreversibili e sofferenze intollerabili” di accedere “nel pieno rispetto di quanto sancito dalla Corte costituzionale, a procedure di suicidio medicalmente assistito”. Inoltre, alle regioni venivano dati due mesi di tempo per adeguarsi alle disposizioni e indicare i Comitati etici competenti ai quali le strutture sanitarie potessero rivolgersi per i percorsi di suicidio assistito. Nonostante questo né la regione né l’Asur hanno agito di conseguenza, sottraendosi sia agli obblighi stabiliti dalla Corte costituzionale, sia a quanto richiesto dal ministero della Salute.
Pertanto, l’Associazione ha attaccato la regione Marche, accusando il leghista Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità, di fare a “scaricabarile”. Infatti, l’assessore ha dichiarato come “sarebbe improprio chiedere alla regione di attuare un percorso di fine vita, di aiuto al suicidio, senza che questo sia stato delineato compiutamente a livello normativo”. A queste affermazioni hanno risposto Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione sostenendo come si tratti di “affermazioni eversive dell’ordine costituzionale”.
Infatti, non è mai stato chiesto all’Asur di fornire un farmaco letale ma soltanto di verificare come sta il malato. “Il fatto che non voglia procedere è gravissimo – continua la dichiarazione congiunta -. L’assessore finge poi di non sapere che le sentenze della Corte costituzionale hanno valore di legge, immediatamente applicabile: la sentenza costituzionale ripristina il rispetto della costituzione. Il Servizio sanitario in quanto tale ha l’obbligo di effettuare tutte le verifiche indicate dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato/Antoniani”.
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2022-01-19 17:38:44