Author: Federico Fubini, inviato a Davos
Data : 2023-01-20 21:34:55
Dominio: www.corriere.it
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La presidente: «Il Parlamento europeo va riformato, è la mia sfida: può essere un legislatore efficace e un faro della democrazia. Non voglio che accuse di corruzione, attribuite a un numero limitato di persone, gettino una luce cupa su un’istituzione»
Roberta Metsola non avrebbe mai immaginato di girare la boa di un anno da presidente dell’Europarlamento così: nel pieno del peggiore scandalo della storia dell’istituzione e ora anche di una polemica per 140 regali ricevuti al suo ufficio e da lei assegnati ai registri del Parlamento. Non li ha portati a abitazione: li ha lasciati lì. Ma le discussioni sono sorte perché lei, maltese, 43enne, quattro figli piccoli, eletta per il partito popolare dopo la scomparsa di David Sassoli, inizialmente aveva detto di aver rispedito quei doni ai mittenti.
È un segno, l’ennesimo, di una certa fragilità dell’istituzione almeno agli occhi di chi la conosce meno. Metsola sa di dover dimostrare di più e ci prova: «Al contrario di quel che è abituale e dovuto, ho dichiarato pubblicamente (quei regali, ndr) — dice in una pausa degli incontri del World Economic Forum a Davos —. Ho preso quella decisione, la responsabilità è mia. Tutto quel che è stato ricevuto, è stato ricevuto dal Parlamento, ma ho fatto in modo che fosse a mio nome perché volevo prendere questa responsabilità personalmente».
Restano gli scandali, quelli veri: le mazzette trovate in abitazione dell’europarlamentare socialista greca Eva Kaili, il pentimento dell’ex europarlamentare socialista italiano Antonio Panzeri, il coinvolgimento del Qatar e del Marocco. Grave, gravissimo. Ma si parla per ora di qualche milione di euro eppure le fondamenta del palazzo sulla Place du Luxembourg a Bruxelles tremano. Intanto negli Stati Uniti si scopre che l’ex guru delle criptovalute Sam Bankman-Fried aveva versato illegalmente quasi 200 milioni di dollari a membri del Congresso — prima di fallire — eppure a Washington nessuno sembra particolarmente scosso. Segno che in Europa siamo insicuri, perché in fondo avvertiamo che la legittimità delle istituzioni di Bruxelles è sempre limitata e alla prova? Metsola non si sottrae, anzi: «Quando lo scandalo è scoppiato, il 9 dicembre scorso, dovevo scegliere. Potevo dire che è una questione che ho ereditato e che accade sempre. Potevo lasciare che il tempo passasse, senza prendere misure (anti-corruzione, ndr)» fa presente la presidente dell’Europarlamento. «Ma non sono quel tipo di figura politica — continua —. Cerco sempre di capire quando ci sono questioni aperte, sfide o falle. E cerco di affrontarle». Poi la frecciata al Congresso americano: «Penso che ogni speaker di ogni Parlamento eletto democraticamente dovrebbe fare lo stesso».
Questa politica dell’assunzione di responsabilità personale, anche ostentata, torna in Metsola anche quando le si chiede se lo scandalo gonfierà le vele dell’euroscetticismo. «Ci sarà sempre gente così, movimenti politici così — dice — e fa parte della realtà: esistono persone che guardano all’Europa come a un’entità che non le capisce. Personalmente sono per una politica capace di parlare una lingua comprensibile ai cittadini. Se non lo è, allora la responsabilità è mia. Come presidente — continua Metsola — mi assumo l’impegno di riformare un Parlamento europeo in cui ci sono dei vuoti da affrontare, dove la chiarezza va accresciuta e bisogna pretendere apertura: è ciò che porterò in avanti fino al 2024».
Evitare i giochi a scaricabarile, tenersi al polo opposto rispetto alla celebre gaffe di Hillary Clinton sui sostenitori «deplorabili» di Donald Trump, per Metsola non è solo una politica. È anche uno stile, che funziona e la proietta nello star system della bolla bruxellese. Di certo lei non abbassa la guardia, annusa le trappole ed evita istintivamente le gaffe. Per esempio, quando le si chiede se vedere il Qatar disposto a corrompere per una dichiarazione dell’Europarlamento, non solo per un atto di legge, dimostra in fondo la forza della sua istituzione. «Uno può usare questo argomento, certo — risponde Metsola, in guardia —. Abbiamo visto che il Parlamento può essere un legislatore molto visibile ed efficace, un faro della democrazia, dello stato di diritto. Quello che non voglio è che accuse di corruzione, attribuite a un numero limitato di persone, gettino una luce cupa su un’istituzione che lavora duramente. E per mettere a posto questa situazione dobbiamo chiudere le falle, rafforzare le regole e affrontare gli abusi. Mi darò da fare anche perché il lavoro positivo che svolgiamo venga visto, capito, comunicato e concretamente avvertito dagli elettori».
20 gennaio 2023 (modifica il 20 gennaio 2023 | 22:34)
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