«I miei destini non contano, non ho aspirazioni. Sono un nonno al servizio delle istituzioni. Questo esecutivo ha conseguito grandi risultati, andrà avanti indipendentemente da chi ci sarà»
Dice che in ogni caso il governo deve andare avanti, «con una maggioranza anche più ampia , eventualmente, di quella attuale», che è essenziale che la legislatura «arrivi sino alla scadenza naturale». Rimarca che l’esecutivo che ha guidato finora «ha raggiunto molti dei risultati» che era stato chiamato a raggiungere. E fioccano immediatamente le interpretazioni: «Draghi si sta in qualche modo candidando al Colle, non lo può dire in modo esplicito ma sta lanciando segnali inequivocabili», è il coro dei cronisti che partecipano alla conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio. Persino le agenzie internazionali si sbilanciano, prevedono un trasloco istituzionale, «sparano la notizia», come si dice in gergo giornalistico.
Missione compiuta?
Ogni parole viene tracciata, soppesata, ascoltata e poi risentita. E le parole, come le risposte del premier, sono tante. «Di questo genere di domande ne vorrei una sola, e poi basta», è il suo auspicio, ma mentre lo dice sorride, sa che chiede l’impossibile, e infatti non opporrà resistenza. E sarà sempre lui a lasciare sempre un porta aperta, ad allargare le braccia, a schermirsi dicendo che il suo messaggio, ogni messaggio, è solo di buon senso. «Lei parla di risultati raggiunti, allora missione compiuta?», lo provoca un giornalista. «Questo lo dice lei…».
È l’ennesimo sorriso di un premier che per oltre due ore risponde a tutte le domande che gli vengono poste, almeno la metà sul suo destino e sulla presunta voglia di essere il prossimo il presidente della Repubblica. Gli chiedono persino se prevede un capo dello Stato che possa in qualche modo «accompagnare» il futuro esecutivo, se pensa che sia possibile, se la Costituzione lo consente: nemmeno per sogno, «la risposta è no, il capo dello Stato è un garante» ma non può avere alcun ruolo di supplenza. E dunque non si accenni nemmeno al fatto che possa essere lui, dagli uffici del Quirinale, ad affiancare l’azione di un eventuale futuro esecutivo.
È una conferenza stampa piacevole, ma anche molto seria. Draghi sorride, ride, si presta ai siparietti, si concede una battuta in romanesco, ma pesa bene ogni parola, cerca di restare sempre in equilibrio, dentro un confine istituzionale che tocca tutti i temi dei suoi 9 mesi di governo: il rapporto con i partiti, il ruolo di Mattarella, «il modello ideale di presidente della Repubblica», i successi nella lotta alla pandemia.
Poi comunque si torna sempre a lui: lui che farà, lui cosa vuole, ha già le valigie pronte per il Quirinale? Vuole restare al governo? E lui sempre a schermirsi: «Brava, ha fatto la domanda che tutti in questa sala avevano in testa», è l’inzio con gag, e risposta alla cronista, della conferenza stampa.
Il futuro personale
Ai tanti interrogativi il capo del governo offre inizialmente un prima considerazione: «Le domande sul mio futuro? Non è che non mi piacciono, è che non ho risposte. L’importante è vivere il presente. Questo governo ha lavorato sul presente, senza chiedersi cosa c’è nel futuro». Eppure è sempre lui a trovare tante risposte, che coinvolgono, volente o nolente, anche il suo futuro istituzionale. A cominciare dal bilancio del suo governo, che delinea con il tono della soddisfazione e della rivendicazione.
Un bilancio si fa quando si considera concluso un compito, può dunque costituire uno spartiacque: «Questo esecutivo ha fatto molto di quel che era stato chiamato a fare. Fondamentale è stato il sostegno delle forze politiche. I miei destini personali non contano assolutamente niente. Non ho particolari aspirazioni di un tipo o dell’altro, sono un uomo, se volete un nonno, al servizio delle istituzioni».
Un bilancio
Ma il nonno che fa un bilancio può anche aspirare ad altro, considerare conclusa la sua missione a Palazzo Chigi. E altre parole autorizzano la suggestione: «Abbiamo conseguito tre grandi risultati. Abbiamo reso l’Italia uno dei Paesi più vaccinati del mondo, ed eravamo l’ultimo tra i grandi Paesi europei — snocciola il presidente del Consiglio — abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i primi 51 obiettivi del Piano; abbiamo creato le condizioni perché il lavoro sul Pnrr continui». Ma non solo, dice di più, Draghi: «Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà: l’importante è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, la più ampia possibile». Affiora dunque l’ipotesi che non sia lui a concludere la legislatura, il Paese saprà comunque essere all’altezza delle sfide, è la certezza del premier.
È troppo o troppo poco per definirlo disponibile a salire di grado, diventare capo dello Stato? Gli opinionisti inventano un gioco di parole, Draghi si dimostra «non indisponibile», resta su un crinale che autorizza reazioni politiche diverse e letture disparate: «Io non immagino il mio futuro all’interno o all’esterno delle istituzioni. L’ho detto una volta rispondendo ad una domanda fatta da alcuni ragazzini di Torre Maura, a Roma: l’importante è vivere il presente e farlo al meglio possibile. Forse sbaglio, ma il motivo del successo del governo, per me sicuramente ma credo anche per altri ministri, è che ha lavorato sul presente senza chiedersi cosa c’è nel futuro, cosa c’è per me nel futuro».
Insomma il Paese può anche fare a meno di lui, e di fronte al rischio che la perdita della sua guida al governo faccia precipitare l’Italia nell’instabilità finanziaria, la risposta è anche all’insegna dell’ironia: «Se è vero che lo spread è più alto ora di quando sono arrivato — fa notare Draghi — vuol dire che non sono uno scudo, quindi il problema non c’è. Ripeto, non sono i singoli individui a rappresentare la forza dell’Italia ma quello che ha fatto il Paese, come ha reagito anche a livello psicologico. Se si continua a crescere la preoccupazione per lo spread è minore, i mercati guardano alla crescita prima di tutto, è quello il barometro di credibilità dei Paesi e del nostro in particolare».
L’elogio a Mattarella
Altri dettagli sull’elezione del prossimo capo dello Stato. Berlusconi è in lizza? «Questo argomento esonda dal mio compito». Un’elezione rapida? «Completamente d’accordo». Il governo può essere controllato dal Colle? «No, è un governo parlamentare, questo è quello che prevede la Costituzione. Il presidente della Repubblica è un garante. L’esempio di Mattarella è forse la migliore guida all’interpretazione del ruolo, lo ha svolto splendidamente ma l’ha fatto con dolcezza e fermezza, ha attraversato momenti difficilissimi e ha scelto con lucidità e saggezza. È l’esempio, il modello» di presidente.
Infine quello che può essere letto, anche, come un appello ai partiti: «Avendo detto che ci vuole una maggioranza ampia, anche più ampia di quella attuale, perché l’azione di questo governo continui, è immaginabile, e questo lo chiedo a tutti, ma soprattutto alle forze politiche, una maggioranza
che si spacchi sull’elezione del presidente della Repubblica e si ricomponga magicamente quando è il momento di sostenere il governo? Questa è la domanda che dobbiamo farci».
22 dicembre 2021 (modifica il 22 dicembre 2021 | 22:55)
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Marco Galluzzo , 2021-12-22 21:55:38
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