Suzume è un monumento al talento sprecato
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Suzume è un monumento al talento sprecato
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I due (la ragazza e la sedia) inseguono un gatto che dovrebbe essere la risposta ai terremoti e gli sconvolgimenti che affliggono il Giappone, lo faranno in un viaggio dal sud al nord del paese che ci viene mostrato sulla mappa. Non è un itinerario casuale e alla fine tutti gli indizi verranno messi insieme per rivelare quale sia il punto di Suzume, non solo la consueta storia di fantastico e romantico di Makoto Shinkai, ma una in cui un amore che tiene insieme un’avventura è anche una maniera di rielaborare un momento molto preciso della storia recente del Giappone, una tragedia che in Suzume sembra assumere cause sovrannaturali così da potersi anche sciogliere in un’elaborazione dei molti lutti che ha portato.

Come sempre i riferimenti diretti funzionano molto poco nelle storie di finzione, e il fatto che vengano precisati gli anni passati e le date, serve a rievocare in maniera inequivocabile l’argomento, anche se poi il nome dell’evento non è pronunciato. È la maniera più blanda di mettere in scena le conseguenze di un evento su un paese e sulle persone. Per questo nel momento in cui è chiaro di cosa stiamo davvero parlando la storia si svuota immediatamente di senso, la tensione si sgonfia e qualsiasi forma di interesse ci potesse essere è spostato dalla storia di fantasia a quella vera. Senza soddisfazione. Molto meglio allora l’altra trama, quella della storia dei due protagonisti e della maniera in cui Suzume, tramite lo sforzo di riportare l’uomo di cui sì è innamorata da sedia a umano, trova una parte di sé che aveva dimenticato.



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di Gabriele Niola www.wired.it 2023-04-27 11:30:00 ,

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