“La situazione si sta aggravando, diventa molto pericolosa” e “il rischio è che si verifichi un incidente” con conseguenze imprevedibili. Parla così con l’Adnkronos il sinologo Francesco Sisci, mentre a Singapore si conclude lo Shangri-La Dialogue, la conferenza sulla sicurezza in Asia, con la tensione tra Cina e Stati Uniti alle stelle. Tensioni che tornano ad acuirsi nello Stretto di Taiwan dove si è rischiata una collisione tra una nave da guerra cinese e il cacciatorpediniere Uss Chong-Hoon, in transito nell’area con un’unità canadese. Tutto dopo la “manovra aggressiva” di un jet cinese – denunciata la scorsa settimana dagli Usa – nei cieli sul Mar cinese meridionale, dove era in volo un aereo da ricognizione americano. E mentre in Occidente e fra alleati e partner Usa in Asia crescono le preoccupazioni per la Corea del Nord, dopo il fallito tentativo di lancio di un satellite spia, che Pyongyang ha promesso “verrà messo in orbita”.
Sembrano lontane le parole pronunciate al termine del G7 di Hiroshima dal presidente americano Joe Biden, convinto che “molto presto” vi potrà essere un disgelo con la Cina. Il sinologo ragiona su una serie di “elementi inquietanti che potrebbero esplodere in qualsiasi momento se non si stabiliscono regole d’ingaggio, secondo gli americani” ed è difficile parlare se i cinesi chiudono al dialogo tra ministri della Difesa delle due superpotenze. “Stiamo facendo – dice Sisci – esercizi sul filo senza una rete” e “i cinesi pensano che cercare di mettere questa rete possa essere un segnale di debolezza, o incoraggiamento agli Usa”, così sembrano “aspettare che la situazione evolva”, un fatto “oggettivamente molto inquietante”.
Sisci pensa ai due episodi recenti nei cieli sul Mar cinese meridionale e nello Stretto di Taiwan e parla di una “situazione tesa”, di “una questione aperta”, di una “confusione di base tra Cina e Stati Uniti”. “In entrambi gli episodi si è evitato per poco un incidente”, osserva. Le conseguenze sarebbero state “gravissime”. Intanto, “gli americani Proseguono a lamentare una mancanza di comunicazione” con il gigante asiatico, mentre – sintetizza il sinologo – da Singapore il ministro della Difesa cinese Li Shangfu, sottoposto a sanzioni nel 2018 dall’Amministrazione per l’acquisto di armamenti russi, “ha ribadito che la Cina è disposta a parlare” con gli Usa, ma “con condizioni necessarie”. E, “se queste condizioni non ci sono per i cinesi il dialogo è inutile”, a differenza degli Usa – continua – secondo i quali bisogna “avere linee di comunicazione per evitare che ci siano incidenti e che, nel caso dovessero verificarsi, sfuggano di mano”.
Stati Uniti che inoltre mettono in guardia da “una situazione, quella della Corea del Nord, che – insiste il sinologo – sta progressivamente diventando sempre più pericolosa”. E che preoccupa per il satellite spia e perché “i nordcoreani hanno cambiato strategia” e chiarito che, evidenzia, “in caso di minaccia sono aperti a un attacco preventivo”. Tutto in un quadro in cui, “secondo gli Usa, i cinesi non stanno facilitando un dialogo con i nordcoreani”.
E, avverte così Sisci, “si sta creando una situazione oggettivamente molto, molto delicata in cui cinesi e americani non parlano sulla stessa lunghezza d’onda e intanto però aumenta la tensione”. Sisci non esclude uno scenario “per cui qualcuno in Corea del Nord potrebbe pensare che se proprio ci deve essere un incidente, o una guerra più o meno limitata che coinvolga l’America, allora è meglio adesso che c’è la guerra in Ucraina e non quando quel conflitto sarà finito”.
Da Singapore il ministro della Difesa cinese è tornato anche a mettere in guardia gli Stati Uniti su Taiwan, isola di fatto indipendente con 23 milioni di abitanti, che il gigante asiatico considera “parte inalienabile” del suo territorio in nome del “principio di un’unica Cina” e per la quale vuole la “riunificazione”. Un obiettivo più volte ribadito dal leader cinese Xi Jinping, al terzo mandato e sempre più potente. Per la Repubblica Popolare la questione di Taiwan è un “affare interno” e non sono tollerate “interferenze”, ma gli Usa, impegnati per un “Indo-Pacifico libero e aperto” e per la difesa dell’isola, “non vedono la situazione negli stessi termini dei cinesi”, osserva Sisci parlando dell’ennesima “complicazione” nei rapporti tra le due superpotenze e del “rischio che si verifichi un incidente, con tanti aerei nei cieli e molte navi in mare” nella regione. “Siamo – conclude – su un terreno molto scivoloso e se si verificasse un incidente si potrebbe arrivare all’isolamento completo di Pechino e a una possibile escalation”.
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2023-06-04 09:09:41 ,