Proprio in queste ore, la speaker della camera statunitense Nancy Pelosi è atterrata a Taiwan, dopo giorni di polemiche con la Cina (e ai certamente ne seguiranno altri). Ma perché quest’isola di 36mila chilometri quadrati situata di fronte alla costa orientale cinese è così importante? Analizziamone la storia e i punti chiave del rapporto con il Dragone.
Pechino la vuole “riunificare”, Washington la vuole proteggere, il mondo ne corteggia i colossi tecnologici attivi nel decisivo settore dei semiconduttori. E Taiwan stessa cerca di preservare uno status quo che la ha permesso di prosperare. Uno status quo che però ora appare sempre più sotto pressione e a rischio. Nella primavera del 2021, il settimanale britannico The Economist ha dedicato una copertina a Taiwan definendola il “posto più pericoloso del mondo”. Taiwan, però, è innanzitutto importante. Forse ancora di più dopo che l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto sorgere parallelismi (talvolta fuorvianti) tra Taipei e Kyiv. Tra minacce della Repubblica popolare cinese e (presunte) gaffe degli Stati Uniti, i taiwanesi cercano di tutelare una indipendenza de facto che presenta varie complessità politiche, decisive e culturali. Mentre il mondo si accorge di un luogo che Taiwan è molto di più di una “pedina” della contesa tra le due principali potenze mondiali.
Che cos’è Taiwan
Con il nome di Taiwan ci si riferisce geograficamente all’isola di Formosa, che rappresenta il corpo principale del territorio oggi amministrato dal governo di Taipei. Ribattezzata dai portoghesi, occupata dagli olandesi e liberata dal lealista Ming Koxinga, per circa due secoli è controllata (ma mai per intero) dalla dinastia Qing. Dopo essere stata colonizzata dal Giappone tra il 1895 e il 1945, finì sotto l’amministrazione della Repubblica di Cina, fondata nel 1912 nella Cina continentale al tramonto dell’era imperiale con Sun Yat-sen primo presidente.
Ancora oggi la Repubblica di Cina è il nome ufficiale di Taiwan: dal 1949 l’isola ha subito una dominazione del regime nazionalista di Chiang Kai-shek. Dopo aver perso la guerra civile, il Guomindang ripiegò infatti su Taiwan, mantenendo avamposti militari in altre isole in prossimità del Fujian: le isole Kinmen e le isole Matsu. Da qui doveva partire la riconquista della Cina comunista. La Repubblica popolare cinese la considera parte del suo territorio e definisce Taiwan una “provincia ribelle”. Taiwan non è però mai stata amministrata dalla Repubblica Popolare ed è indipendente de facto come Repubblica di Cina, nonostante dagli anni Settanta il seggio alle Nazioni Unite sia occupato da Pechino, con solo 14 paesi al mondo che intrattengono relazioni diplomatiche ufficiali con il governo di Taipei, che amministra oltre 150 isole, alcune delle quali anche molto lontane da quella principale, come Taiping nell’arcipelago conteso delle Spratly nel mar Cinese meridionale.
Il Partito comunista cinese vuole compiere la “riunificazione”, che a Taiwan viene definita “annessione”. Gli Stati Uniti affermano di voler preservare lo status quo ma secondo Pechino stanno fomentando le spinte “secessioniste” taiwanesi. Attenzione ai termini. Con indipendentismo non ci si riferisce a chi asserisce un fatto non opinabile: l’indipendenza de facto come Repubblica di Cina, ma a chi persegue l’indipendenza come Repubblica di Taiwan, che sarebbe ipoteticamente ottenuta dichiarando la stessa non dalla Repubblica Popolare ma dalla stessa Repubblica di Cina.
Dalla legge marziale alla democrazia
Chiang Kai-shek impose una ferrea legge marziale che restò in vigore fino al 1987 in tutti i territori amministrati da Taipei e fino al 1992 sulle isole Matsu. Il Guomindang è rimasto partito unico per quasi 40 anni, soffocando nel sangue l’opposizione durante l’epoca del “terrore bianco”. Ai taiwanesi, seppure sempre di etnia han ma nati sulle isole, non veniva concesso l’accesso alle posizioni di potere, interamente ricoperte da figure arrivate a Taipei e dintorni dopo il 1949. Anche a causa di questa sorta di seconda dominazione dopo quella giapponese si è creata nel tempo una forte frattura con la sfera non solo politica cinese.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2022-08-02 15:53:10 ,