Tasse, dalla flat tax alla patrimoniale: la sfida dei partiti

Tasse, dalla flat tax alla patrimoniale: la sfida dei partiti

Tasse, dalla flat tax alla patrimoniale: la sfida dei partiti


Piatto forte della proposta di Enrico Letta è la dote di 10mila euro per i 18enni, in base all’Isee. Una proposta, si legge nel programma dem, che verrebbe coperta “dagli introiti aggiuntivi derivanti dalla modifica dell’aliquota dell’imposta sulle successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro (pari allo 0,2% del totale delle eredità e donazioni in Italia)”.

Le altre proposte a sinistra

Possibile, alleato del Partito democratico nel cartello che unisce Verdi e Sinistra italiana, chiede invece l’introduzione della patrimoniale. Il partito fondato da Giuseppe Civati propone di “istituire un’imposta sostitutiva sui patrimoni”, in sostituzione alle imposte esistenti come Imu, Tasi, bolli su conto titoli, depositi bancari e così via che verrebbero accorpate. “Si tratta di un regime straordinario a cui si accede qualora l’insieme delle attività mobiliari e immobiliari, al netto delle passività finanziarie, detenute da un singolo contribuente in Italia e all’estero, sia superiore a 1 milione di euro, si legge a pagina 71 del programma.

Sempre parte della coalizione di centrosinistra, +Europa chiede l’introduzione di una no-tax area iniziale generalizzata fino a 10mila euro riferibile a tutte le categorie di reddito e una riduzione delle aliquote Irpef a 3, di cui la prima al 23% per i redditi fino a 40mila euro, la seconda al 28% per i redditi fino a 70mila euro, la terza al 38% per i redditi superiori a 70mila euro. Per il partito fondato da Emma Bonino serve mantenere  in vita i regimi forfettari, se più vantaggiosi, attualmente in vigore (5% o 15% per i redditi fino a 65 mila euro) con “una revisione delle categorie di reddito ed in particolare superamento della distinzione tra redditi di lavoro autonomo e d’impresa, per l’introduzione, similmente ai principali ordinamenti europei, della categoria dei redditi di attività economica”.

Per i 5 Stelle ritorno al cashback

Come altri partiti, anche il Movimento 5 Stelle propone la cancellazione “definitiva” dell’Irap e propone il taglio del cuneo fiscale “per imprese e lavoratori per ridurre più incisivamente la differenza fra il costo del lavoratore per l’impresa e il netto percepito in busta paga”.

Nel capitolo fisco del programma pentastellato, tra le altre cose, anche il ritorno del cashback con “l’introduzione di un meccanismo che permetta l’immediato accredito su conto corrente delle spese detraibili sostenute con strumenti elettronici. In questo modo semplifichiamo la vita dei contribuenti e contrastiamo l’evasione fiscale. Anche il meccanismo del superbonus 110%, misura bandiera dei 5 Stelle, va stabilizzato perché “è in grado di mettere a disposizione di famiglie e imprese ingente liquidità e che può essere esteso ad altre agevolazioni per investire a costi ridotti nella transizione ecologica”, senza però precisare con quali coperture.

Italia Viva-Azione: invertire modello reddito di cittadinanza

Programma dettagliato per Italia Viva e Azione in materia fiscale. La coalizione del Terzo polo propone misura per le principali imposte, compresa l’abolizione dell’Irap e il riordino delle aliquote Iva. Per quanto riguarda l’Irpef, che tutti pagano, viene proposta l’introduzione di un minimo esente, “inteso come maxi-deduzione corrispondente all’ammontare che viene giudicato essenziale per sopravvivere” con la semplificazione dell’imposta, spostando tutte le spese fiscali in un sistema a rimborso diretto: paghi con strumenti tracciabili, e periodicamente lo Stato ti rimborsa la percentuale oggetto della vecchia detrazione”, si legge.

Per incentivare l’occupazione dei più giovani i due partiti propongono “una detassazione specifica per i giovani: totale fino a 25 anni, ridotta del 50% fino a 29 anni”, con la creazione della tassazione negativa, sul modello anglosassone: per i livelli di retribuzione inferiori al minimo esente, lo Stato integra la retribuzione del lavoratore in misura crescente con la retribuzione stessa. In questo modo, si inverte la distorsione causata dal reddito di cittadinanza (‘ti pago per non lavorare’) e lo si trasforma in ‘più ti impegni più ti integro la retribuzione’)”.



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di Michele Chicco www.wired.it 2022-09-09 05:00:00 ,

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