Quando si parla di taxi, il caso della Lombardia è particolarmente interessante. E non solo per via di Milano, la città italiana con la più alta incidenza di auto bianche rispetto agli abitanti. Un tema, che riguarda appunto il capoluogo, è la richiesta della giunta comunale di aumentare di mille unità le licenze, che oggi sono 4.855. L’altra è la presenza di un bacino aeroportuale, un comprensorio di 46 comuni che consente a 5.404 operatori di lavorare sulle tre principali aerostazioni lombarde: Linate, Malpensa e Orio al Serio.
I dati mai ottenuti
Wired ha chiesto ai comuni di Milano, Brescia, Monza e Bergamo i dati relativi alle licenze dei taxi attive sul territorio. Come raccontato qualche giorno fa, solo le prime tre hanno risposto. La Lombardia, però, è una di quelle realtà locali nelle quali ad autorizzare la concessione di nuove licenze non sono i comuni, ma la Regione. Di qui l’istanza di accesso agli atti per conoscere il numero di taxi attivi in tutti i comuni lombardi, inviata lo scorso 23 giugno.
La legge prevede che, trascorsi 30 giorni senza ottenere alcune risposta, sia possibile fare richiesta di riesame al responsabile della trasparenza. Fossimo in un’aula di tribunale, di ricorrere in appello. Il 27 luglio Enrico Gasparini, il funzionario che ricopre questo ruolo in regione, ha risposto facendo notare che la richiesta di Wired era stata protocollata il 29 giugno e che quindi era quest’ultima la data dalla quale far decorrere i 30 giorni previsti dalla legge. Il 31 luglio è stata quindi presentata una nuova istanza di riesame, indirizzata direttamente a Gasparini, rimasta però senza risposta. Il risultato è che non è stato possibile sapere quanti siano i taxi attivi in Lombardia.
Il bacino aeroportuale
Qualche elemento in più lo si ottiene guardando al bacino aeroportuale, appunto un agglomerato di 46 comuni nei quali operano 5.404 taxi. Tenendo conto che del bacino aeroportuale fa parte anche Milano, dove le auto bianche sono 4.855, gli altri 45 comuni hanno rilasciato 549 licenze.
La legge consente ai tassisti titolari di licenza emessa in questi comuni di lavorare all’interno di tutto il bacino. Per questo può capitare, atterrando per esempio a Malpensa, di trovare taxi la cui licenza fa capo al comune di Milano. Del resto, accompagnare un cliente dallo scalo varesino al capoluogo frutta ai tassisti 110 euro. Così dicono infatti le tariffe fisse, peraltro incrementate nel maggio scorso. Sì, perché in Lombardia non aumentano le licenze, ma i guadagni dei tassisti.
Il caso di Milano
“Continuamo a ritenere essenziale il miglioramento del servizio taxi a Milano”, spiega a Wired l’assessora alla Mobilità di Palazzo Marino Arianna Censi: “Per questo avevamo avviato la procedura per avere mille nuove licenze, presentando la domanda in Regione Lombardia ed eravamo in attesa di un loro parere, favorevole o meno, come previsto dalla normativa locale”. Nel frattempo, però, è intervenuto il decreto omnibus, che dà facoltà ai comuni di aumentare del 20% le licenze, senza bisogno del parere della regione.
Numeri alla mano, il capoluogo lombardo potrebbe rilasciare 971 nuove licenze. “Siamo pronti a cogliere l’opportunità di fare autonomanente un bando – afferma Censis -. Siamo solo in attesa della legge di conversione del decreto per avviare la procedura”. La normativa è stata approvata lo scorso 28 settembre al Senato e ora è all’esame della Camera. Voto subito dopo il quale i tassisti hanno inscenato una protesta di fronte alla Stazione Centrale di Milano, per esprimere il loro dissenso rispetto all’incremento delle licenze.
Leggi tutto su www.wired.it
di Riccardo Saporiti www.wired.it 2023-10-02 05:00:00 ,