Lo streaming musicale, al momento, è più forte dell’intelligenza artificiale. Almeno secondo la rivista americana più prestigiosa: Taylor Swift è la persona dell’anno di Time. Il magazine statunitense ha scelto la popstar, preferendola agli altri candidati, tra cui Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, e i presidenti di Cina e Russia, Xi Jinping e Vladimir Putin. Il rituale è sempre lo stesso: dal 1927, Time seleziona un individuo, un gruppo o un’idea considerato il più influente al mondo nei precedenti 12 mesi. Lo scorso anno, per esempio, fu scelto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e «lo spirito dell’Ucraina».
Quest’anno il registro vuol essere più «lieve»: Swift, secondo Time, rappresenta innanzitutto una forza positiva in un mondo scosso da brutte notizie. Inoltre, il suo «Eras Tour» – che l’anno prossimo farà rotta su San Siro, con due date (il 13 e 14 luglio) subito finite sold out per 13 milioni di euro d’incasso – è uno degli eventi maggiori nella storia del pop. Al di là di tutto: i suoi numeri sono qualcosa di impressionante.
La ragazza della Pennsylvania che ha fatto di Nashville la propria patria elettiva quest’anno si è aggiudicata anche il titolo di Ifpi Global Recording Artist of the Year, premio che la federazione mondiale delle case discografiche assegna all’artista che vende di più. Lo ha vinto tre volte in carriera e nessuno, fino a questo momento, è riuscito a fare meglio. Il senso degli affari deve avercelo nel sangue: suo padre è un ex agente di cambio di Merril Lynch, il trisavolo a quanto pare era un commerciante di frutta e verdura sbarcato a Philadelphia nell’Ottocento dal Cilento (tale Carmine Baldi).
I suoi interessi li tutela l’agenzia americana 13 Management. E li tutela bene: con Republic Records, etichetta di Universal Music, ha chiuso un contratto che prevede un minimo garantito da 100 milioni di dollari ma può arrivare fino a 250 milioni in base alle performance di streaming. Soldi strameritati, quant’è vero che i manager di Umg, parlando agli analisti a luglio scorso, hanno ricondotto al successo della cantante di Midnights parte significativa dei ricavi da 2,9 miliardi di dollari realizzati dalla major nel secondo trimestre dell’anno.
Sul versante live, il tour mondiale da 1,4 miliardi è prodotto da Aeg Presents e qui in Italia si avvale dell’organizzazione di D’Alessandro & Galli. Un sold out in una venue da 60mila posti muove qualcosa come 6,5 milioni. Di questa cifra, al netto dei costi, più del 90% va alla produzione di Taylor Swift e il resto al promoter di riferimento.