Il 2 ottobre l’amministratore delegato di Telegram Pavel Durov ha difeso le recenti modifiche apportate alla piattaforma, che hanno spinto alcuni a temere che l’app di messaggistica starebbe diventando più incline a fornire i dati degli utenti alle autorità.
In un post pubblicato su Telegram, Durov ha cercato di minimizzare il peso dei cambiamenti introdotti sul servizio in seguito al suo arresto in Francia alla fine di agosto. L’imprenditore è accusato di aiuto in una serie di gravi reati, tra cui la diffusione di immagini sessuali di bambini; gli è stato vietato di lasciare la Francia per sei mesi e ha l’obbligo di presentarsi in una stazione di polizia due volte alla settimana.
Nel suo ultimo post, il 39enne ha affrontato indirettamente le voci secondo cui Telegram potrebbe rafforzare la moderazione dei contenuti sull’app, notoriamente molto permissiva, a seguito del suo arresto. “I nostri principi fondamentali non sono cambiati – ha scritto –. Ci siamo sempre sforzati di rispettare le leggi locali, a patto che non andassero contro i nostri gioielli di libertà e privacy“.
Il cambiamento silenzioso di Telegram
Durov ha attribuito il recente aumento del numero di richieste legali ricevute dall’Unione europea e considerate valide dall’app al fatto che le autorità Ue hanno iniziato a utilizzare l’indirizzo email corretto di Telegram.
Dopo l’arresto del suo capo, tuttavia, Telegram ha competente con discrezione una serie di novità. Alla fine di agosto, nella pagina dedicata alla faq dell’azienda si leggeva: “Ad oggi, abbiamo divulgato 0 byte di dati degli utenti a terze parti, compresi i governi“; ora però l’espressione “dati degli utenti” è stata sostituita da “messaggi degli utenti“. Telegram non ha risposto a una richiesta di commento di Wired US, che chiedeva di spiegare in modo più dettagliato il cambiamento.
Dall’inizio di settembre, poi, la piattaforma permette agli utenti di segnalare ai moderatori contenuti illegali nelle chat private e di gruppo. Nello stesso mese, Durov ha anche annunciato che Telegram ha cambiato i suoi termini di servizio per impedire gli abusi da parte dei criminali, e che condividerà la posizione degli utenti in risposta alle richieste giuridiche. “Abbiamo chiarito che gli indirizzi ip e i numeri di telefono di coloro che violano le nostre regole possono essere divulgati alle autorità competenti“, aveva spiegato all’epoca.
La versione di Durov
Ora però Durov cerca di presentare questi cambiamenti come un tecnicismo: “Dal 2018 Telegram è in grado di divulgare gli indirizzi ip e i numeri di telefono dei criminali alle autorità“, ha spiegato nel suo ultimo post. E nonostante la scorsa settimana avesse dichiarato che le politiche sulla privacy nei diversi paesi erano state “unificate“, il ideatore dell’app oggi sottolinea che “in realtà è cambiato poco“.
Quello che però è cambiato di sicuro è il tono di Durov. Per anni, Telegram ha coltivato l’immagine di una piattaforma orgogliosamente anti-autorità e politicamente neutrale, mentre i governi e i gruppi per i diritti digitali si lamentavano per la difficoltà di contattare i suoi moderatori.
Diversi segnali adesso indicano che Durov sta adottando un atteggiamento più conciliante nei confronti delle autorità. Questo ha scatenato il panico tra alcuni degli utenti meno edificanti del servizio, tra cui estremisti tedeschi e blogger militari russi, che temono che l’arresto dell’amministratore delegato sia un tentativo di accedere ai loro dati. In effetti, l’ultimo messaggio di Durov contiene un altro avvertimento: “Non permettiamo ai criminali di abusare della nostra piattaforma o di eludere la giustizia”.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.
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di Morgan Meaker www.wired.it 2024-10-03 09:57:36 ,