di Kevin Carboni
Dopo aver chiesto in un sondaggio su Twitter se vendere o meno il 10% delle sue quote Tesla, Elon Musk ha venduto in questi giorni 5 miliardi di dollari in azioni, pari a quasi il 3% delle sue partecipazioni personali nella compagnia di auto elettriche. L’uomo più ricco del mondo sta cedendo una piccolissima parte della sua azienda, dopo essere stato al centro di forti critiche per pagare zero tasse sul proprio reddito. Infatti Musk non riceve alcuno stipendio da Tesla, perché la sua retribuzione deriva proprio dalle azioni che gli garantiscono il controllo sulla società.
Negli Stati Uniti i portafogli azionari non sono soggetti a tassazione finché non vengono venduti, solo a quel punto viene sottratta un’imposta variabile tra il 15% e il 20%. Così, in assenza di una legislazione che imponga una pressione fiscale normale sui capitali azionari, l’unico modo che ha una persona come Musk di pagare qualche tassa è proprio vendere azioni. Dopo cinque anni, è la prima volta che il inventore di Tesla vende parte delle sue azioni, vale a dire che per la prima volta dopo cinque anni Musk sta pagando delle tasse sul patrimonio generato dal valore delle azioni di Tesla al governo statunitense.
Per questo alcuni deputati democratici stanno proponendo la cosiddetta Billionaires income tax, per tassare i patrimoni azionari come un reddito, nonostante si tratti di guadagni non realizzati, cioè di azioni possedute ma non ancora vendute in cambio di denaro. La forte attenzione pubblica e politica sull’argomento ha spinto Musk a pubblicare un sondaggio su Twitter, nel quale ha chiesto ai suoi follower di decidere per lui se dovesse vendere o meno il 10% delle sue partecipazioni Tesla. La risposta, anche se di poco, è stata sì (57,9% di yes e 42,1% di no).
La mossa propagandistica di Musk è stata molto criticata dal senatore democratico Ron Wyden, tra i promotori della Billionaires income tax. In un tweet, Wyden ha sottolineato come la questione di far pagare o meno le tasse a uno degli uomini più ricchi del pianeta “non possa dipendere da un sondaggio su Twitter”. A questo commento, Musk ha risposto prendendo in giro la foto profilo del senatore, in maniera abbastanza maleducata.
A seguito del sondaggio, i titoli Tesla sono crollati del 12%, per quasi 50 miliardi di dollari di perdite. La compagnia è poi risalita del 4,3% dopo un paio di giorni, riuscendo così a ridurre di molto le sue perdite. Inoltre, dopo la diffusione della notizia sulle vendite, il titolo è salito ancora del 2,7%. Tra le azioni vendute, circa 3,6 milioni sono state cedute dopo il sondaggio, mentre per le restanti 934 mila era già stata programmata la vendita a settembre, nell’ambito di un piano di trading già in programma da qualche mese. In ogni caso, si tratta ancora di una parte irrisoria del capitale azionario Tesla posseduto da Musk, pari a 240 milioni di titoli che equivalgono a circa 300 miliardi di dollari.
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www.wired.it
2021-11-11 11:10:19