Anche l’amore della madre, Oz lo ha rubato e conquistato con la violenza. Il rapporto che ha con lei è tossico, perverso, ossessivo. Francis Cobb è interpretata da una meravigliosa Deirdre O’Connell, una signora anziana che si avvia verso la demenza ma non perde mai la schiettezza e quell’umorismo provocatorio che ha trasmesso al figlio. Dolente e malata, eppure fiera e beffarda, è una delle due figure femminili che innesca il dialogo sulla malattia mentale, assieme a Sofia. Le due ci regalano il confronto più brillante, spassoso e arguto della serie, quello tra due gentil sesso ferite, instabili e guerriere. The Penguin illustra le ragioni della pazzia: si può perdere il senno per un trauma, per una malattia, o si può perderlo ad Arkham. Sofia non è la prima e non sarà l’ultima signora “isterica” internata da padri, fratelli, mariti, spezzata perché soverchiamente indipendente, assertiva o onestamente “soverchiamente” intelligente. La sua interprete, Cristin Milioti, nei abiti della cangiante Sofia Falcone Gigante, è spettacolare.
Sofia cambia la sua personalità in evoluzione come cambia trucco e parrucco. Il suo look si fa gradualmente più fantasioso e audace mentre si trasforma dalla cambiale scottata dal contatto con il faro ingannatore di Oz a una falena notturna e letale, l’unica antagonista capace di tenergli testa. Anche lei deve salvarsi da sola, anche lei ha la capacità di distruggere chiunque le stia accanto. The Penguin è uno studio affascinante di due personalità contorte, ma funziona meno sotto altri punti di vista. Non è I Soprano, non è la serie che cambierà la storia della televisione. La narrazione, specialmente all’inizio, si trascina, fatica a ingranare; i comprimari non hanno gli strumenti per diventare tridimensionali. Le dinamiche della lotta tra gang sono il punto debole maggiore, come parabola criminale lo show è privo di spessore e trascurabile. Oz porta davvero tutta la serie sulle spalle, e ci riesce senza la statura di un Vito Corleone, con la sua sola presenza di piccolo Iago meschino e invidioso. E a un villain shakespeariano si deve un finale shakespeariano.