Da quando il mondo dei social è stato colonizzato da TikTok nulla è più stato lo stesso. L’arrivo di quella che per molto tempo è stata classificata e conosciuta come la piattaforma “dei balletti”, ha stravolto le regole del gioco se si tratta di condivisioni in rete. Facebook è ormai diventato il regno degli over50 e dei contenuti lunghi e seriosi, soprattutto scritti. Twitter resta ancorato alla sua formula vincente delle interazioni dirette con le celebrità e delle discussioni che seguono le tendenze. ClubHouse ha fatto una breve apparizione (che sembrava promettente!) ma non è mai davvero decollato. Snapchat, nel frattempo, è definitivamente scomparso; probabilmente perché inglobato dalle Instagram stories che, sostituendolo, non gli hanno lasciato scampo. Al suo posto è comparso però BeReal che si fonda sull’immediatezza e ha ottime potenzialità ma è ancora lontano dal vero successo.
Resta Instagram in verità – nonostante l’ascesa di TikTok – l’unico social che continua a mantenere alti i suoi standard e ad attrarre il pubblico. Questo accade soprattutto grazie agli influencer, ai loro contenuti sponsorizzati e agli adv. Ma anche questi professionisti del web stanno migrando in numero sempre maggiore verso TikTok, specialmente perché è lì che si possono intercettare gli utenti più giovani. Il social preferito dalla generazione Z non ha perso la sua connotazione tipicamente musicale fatta di video virali e sfide da raccogliere. Oggi però è anche diventato un incubatore di idee, contenuti e soprattutto modi di dire, che hanno creato un vero e proprio vocabolario capace di varcare la soglia del web.
Molte delle parole nate, riscoperte, trasformate o inventate su TikTok sono entrate infatti ufficialmente a far parte del linguaggio comune globale. Eccone alcuni – anche molto famosi – da non lasciarsi scappare.
Childlore: tutto quello che sappiamo dall’infanzia
Per Childlore si intende il folklore applicato al mondo dei bambini e dell’infanzia. Si tratta di quei gesti e quelle abitudini che ci hanno accomunati tutti nel corso dell’infanzia e che nessuno ci ha mai insegnato davvero se non i nostri coetanei. Potremmo definire parte del childlore la scritta SEI BELLO formata con i numeri sulla calcolatrice rovesciata, il resto richiesto in Goleador al bar Tabacchi o i ritagli delle riviste appiccicate sui diari e sui quaderni di scuola. Ma anche l’abitudine di toccarsi il naso se due persone pronunciano la stessa parola in contemporanea o la conoscenza di alcune filastrocche ripetute dai bambini di diverse generazioni (“Michiamoenzolorenzo” o “Ambarabàcicìcocò”). A parlare per la prima volta di childlore furono gli studiosi Iona e Peter Opie a metà del ‘900. Oggi questo termine viene utilizzato spesso su TikTok come descrizione ai video che ripropongono comportamenti o usi riconducibili al folklore tipicamente infantile. Un modo per chiedere ai propri follower: questa cosa la facevi anche tu da bambino?
Smash: un “like” nuovo e più efficace
“Smash è stato incoronato come termine giovanile per eccellenza nel 2022 e si potrebbe dire che è l’evoluzione generale dell’arcinoto crush. I verbi “to smash” e “to crush” in inglese significano rispettivamente “distruggere” e “schiacciare”. Nel linguaggio della generazione Z hanno però assunto un nuovo significato totalmente diverso che va ricondotto principalmente alla sfera sentimentale. La crush è la persona di cui sei invaghito, quella per cui “stai sotto” (e da qui l’assimilazione al verbo schiacciare), “smash” invece si riferisce a un individuo – ma anche a un oggetto – che trovi attraente. Questo significato va ricondotto alla formula “smash or pass?” utilizzata dall’app di incontri Tinder per stabilire se il soggetto che hai davanti può avere una chance oppure no. Da qui smash viene utilizzato come commento su TikTok verso una persona, un contenuto o un oggetto che merita apprezzamenti.
Clean & Storytime: i contenuti più toccanti
Nel linguaggio inglese e americano “clean” è un termine molto comune. Letteralmente vuol dire pulito, ma nel mondo di TikTok è uno dei tag che si usa nei contenuti video ritenuti particolarmente belli, delicati e a volte anche toccanti. Viene utilizzato ad esempio per classificare o commentare gli “Storytime”, i video-diari dei TikToker in cui gli stessi affrontano temi più seri rispetto alle canoniche esibizioni musicali. Si tratta di racconti di vita che possono riguardare la propria famiglia o un’esperienza vissuta che si ha voglia di condividere. In ogni caso riguardano la sfera personale dei protagonisti.
Bae, Nyob, Dc: acronimi significativi
In principio era POV (point of view), diventato così famoso da essere sbarcato anche su Instagram e sugli altri social network, pur partendo da TikTok. Poi sono arrivati tutti gli altri: gli acronimi che vogliono presentare una situazione o un contenuto, oppure dare una risposta veloce ma efficace a chi commenta i video. C’è Bae che sta per Before anyone else (prima di tutti gli altri), un tag rivolto alla persona amata che può essere tradotto con “tesoro”. Di tutt’altro stampo è invece Nyob, acronimo di None of your business, letteralmente: non sono affari tuoi. Questa sigla viene utilizzata in risposta agli utenti che commentano in maniera inopportuna i contenuti postati da altri. DC invece sta per Dance Credits e rappresenta una sorta di omaggio. Chiunque nei video imiti o riproduca un balletto reso noto da qualcun altro – un utente, un personaggio famoso, il protagonista di una serie TV – lo utilizza come tag. Chi, ad esempio, in queste settimane ha tentato di riprodurre su TikTok l’ormai celebre coreografia di Mercoledì Addams, ha di certo utilizzato DC tra i tag.
Wig e F: le emozioni in breve
Nel mondo di TikTok, dove c’è pochissimo spazio per le emoticon ma molto di più per le parole, anche le emozioni vengono traslitterate. Il termine Wig, ad esempio, viene utilizzato per esprimere stupore di fronte a un contenuto straordinario e particolare. La lettera F, invece, serve a mostrare vicinanza e tristezza. Quest’ultima prassi si deve al videogame Call of duty. Quando un personaggio muore all’interno del gioco, infatti, si digita la lettera F per onorarlo. La generazione Z ha pensato di trasferire questa pratica anche ad altre occasioni e situazioni – più o meno serie – che possono generare tristezza. Il nostro cantante preferito sospende il tour? F. Il dolce che stiamo preparando e condividendo online non ha l’aspetto che ci aspettavamo? F.
Floppare, il contrario di Hype
Per i TikToker, come per gli influencer su Instagram, la notorietà è fondamentale. Il numero dei follower è quindi molto importante perché ogni persona raggiunta dal contenuto postato rappresenta una potenziale interazione. E ogni interazione rende il video condiviso più appetibile per l’algoritmo dell’app che lo piazzerà di conseguenza nelle home page di moltissimi utenti. È per questa ragione che ogni TikToker invita i suoi follower a commentare o condividere il suo contenuto, a creare hype attorno allo stesso, affinchè non finisca per “floppare”. Letteralmente: diventare un flop e, quindi, fallire.
Karen, Chad e Stan: un mondo di stereotipi
Su TikTok vengono anche presentati dei soggetti-tipo. Karen, Chad e Stan fanno parte soprattutto del mondo social americano e canadese, ma iniziano a essere conosciuti e diffusi anche nel resto del mondo (Italia compresa). Rappresentano stereotipi, un po’ eccessivi e forzati, di persone realmente esistenti. Karen è la mamma americana che spesso vediamo nei film: isterica, iper-impegnata e insofferente verso tutto e tutti. Chad è il tipico macho: palestrato, latin lover e anche leggermente tonto. Stan invece è il fan sfegatato e invasato, pronto a seguire la sua celebrità del cuore dappertutto. Questi nomi vengono utilizzati nei video ironici che presentano i comportamenti che tutti i Karen, Chad e Stan del mondo porterebbero avanti in determinate situazioni, ma anche come commenti verso altri utenti. “Sembri proprio un Chad”, ad esempio, sta a significare: “Sembri proprio un macho”. Un complimento? Dipende dai punti di vista.
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di Maria Francesca Amodeo www.wired.it 2022-12-29 13:00:00 ,