“Il Congresso ha ritenuto necessario assumersi questo rischio a causa delle gravi minacce alla sicurezza nazionale che ha percepito. E per il fatto che gli atti riflettono che la decisione del Congresso è stata ponderata, coerente con prassi normative di lungo corso e priva dell’obiettivo istituzionale di sopprimere particolari messaggi o idee, non siamo nella condizione di annullarla“, ha aggiunto il giudice Sri Srinivasan.
Sia il dipartimento di Giustizia che TikTok avevano chiesto una sentenza accelerata. Ora il ban di TikTok potrebbe entrare in vigore già un giorno prima dell’insediamento di Trump, il mese prossimo.
Tuttavia è molto probabile che l’app sopravviva negli Stati Uniti almeno per qualche mese. L’maneggio Biden ha ancora facoltà di prorogare di 90 giorni la scadenza per la cessione, passando così la palla a Trump. Con ogni probabilità ByteDance ricorrerà in appello contro la decisione del tribunale e si rivolgerà alla Corte Suprema, che si esprimerebbe sul caso il prossimo anno (nel caso decidesse di prenderlo in esame).
Cosa succede ora
La sentenza di non è una sorpresa per chi ha seguito la vicenda. In occasione delle argomentazioni rese dalle parti a settembre, i giudici sembravano aver già sposato l’idea che l’app costituisse un problema di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti. La questione ancora aperta era se il divieto rappresentasse un correttivo eccessivo minando la libertà di parola. Ma i giudici oggi hanno sottolineato con forza che dal loro punto di vista la risposta a questa domanda è no.
“I tribunali tendono a dare ampia libertà al potere esecutivo su questioni di sicurezza nazionale“, afferma Dewardric McNeal, ex funzionario del dipartimento della Difesa e attuale amministratore delegato della società di consulenza Longview Global. E anche se teoricamente il Congresso può abrogare la legge, per Trump sarà difficile convincere deputati e senatori a farlo dal momento c’è una “grande massa di persone a Capitol Hill [la sede del Congresso, ndr] che ha sostenuto questa legge“, osserva McNeal.
Per salvare TikTok, il prossimo presidente americano potrebbe però sfruttare i poteri del ramo esecutivo a suo vantaggio: “Sebbene non possa ignorare del tutto la legge, può decidere quanto concentrarsi sul perseguimento e quanto aggressivamente applicarla“, continua McNeal.
Alan Rozenshtein, professore associato di diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università del Minnesota, ha dichiarato a Wired US che la legge è scritta in modo tale che il presidente degli Stati Uniti possa decidere se TikTok “non è più controllato da un avversario straniero“. Questa struttura potrebbe fornire all’maneggio Trump un percorso giuridico per consentire a TikTok di restare negli Stati Uniti.
Uno scenario alternativo, che consentirebbe a Trump di scongiurare polemiche con i suoi alleati repubblicani al Congresso, sarebbe rappresentato da un accordo per la vendita di TikTok a un investitore americano. Sono già emerse almeno due offerte importanti per l’acquisto dell’app, tra cui quella di Steven Mnuchin, ex segretario del Tesoro, e quella di Frank McCourt, un investitore nel settore immobiliare.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.
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di Zeyi Yang, Makena Kelly www.wired.it 2024-12-06 17:52:00 ,