Flirta con i fautori della Dexit, occhieggia ai negazionisti e ammira il presidente Russo Vladimir Putin.
Non perdona a Merkel l’apertura delle frontiere nel 2015. Eppure grazie a quella l’AfD, il suo partito nazionalista e xenofobo, è diventato la più grande forza di opposizione in Parlamento. Alle elezioni del 26 settembre, lui e Alice Weidel corrono in tandem per la Cancelleria.
Nel partito lo chiamano “Pinsel”, Pennello. Un po’ perché ex pittore, un po’ perché il sostantivo richiama “Einfaltspinsel”, che in tedesco significa sempliciotto.
Appesa al chiodo la tuta da lavoro, indossa giacche di buon taglio con l’immancabile spilla a forma di bandiera tedesca. Ma tiene a mantenere viva l’idea di essere ancora uomo del popolo, più capace della collega Weidel di interpretare il malcontento della classe media. Soprattutto nei Länder orientali, dove scarseggiano lavoro e prospettive.
Tino Chrupalla, nel vostro programma elettorale chiedete l’uscita dall’Unione europea. Minaccia o progetto concreto?
«Uscire dall’Ue sarebbe l’estrema ratio, prima preferiamo negoziare accordi vantaggiosi per tutti i cittadini europei. Anche per voi. Certo, la Germania è il primo contributore netto dell’Unione, è cioè tra quei Paesi che garantiscono al budget comunitario più soldi di quanti ne ricevono, ma all’Ue cede sempre più competenze nazionali».
Lei parla di accordi con la Ue ma poi dite no ai migranti? Non ci vede una contraddizione?
«Siamo il Paese che accoglie il numero più alto di richiedenti asilo, anche se rappresentano una minaccia per la nostra sicurezza. Gli afghani per esempio, sono solo lo 0,33 % della cittadinanza eppure il 4 % di loro è sospettato di stupro e aggressione sessuale. Asilo e migrazione devono tornare competenze nazionali, perché l’Ue non è in grado di proteggere i confini esterni e di trovare un accordo comune».
Anche sorvolando sulle sue statistiche dei reati, resta il fatto che opporsi alle quote danneggia principalmente i Paesi sulla costa, come l’Italia o la Grecia. L’AfD è insensibile anche a questo aspetto?
«No. Anzi, una simile argomentazione serve solo a mettere zizzania. Quel che danneggia Italia e Grecia è l’atteggiamento dei paesi ricchi come la Germania, che attraggono milioni di immigrati promettendo agevolazioni sociali. Se i Paesi mediterranei incolpano quelli di Visegrád per i loro problemi non dimostrano solidarietà ma miopia. La soluzione sta nel ridurre il numero degli status di protezione, così da accogliere solo chi ha davvero bisogno».
L’altra emergenza planetaria è il clima. Tocca alla politica invertire la tendenza e imporre rigide regole energetiche alla produzione. Avete una qualche idea di come intervenire?
«La politica sul clima è un’espressione relativamente nuova, che dà per scontato che esista un’emergenza. Noi però vogliamo fare l’interesse di tutti, non assecondare chissà quale fantasia apocalittica. Il cambiamento climatico esiste da sempre ma rifiutiamo la convinzione che gli esseri umani possano controllarlo con precisione. La tassa sulle emissioni di anidride carbonica per esempio, non è altro che una sorta di moderna vendita delle indulgenze. Un modo per pulirsi la coscienza con conseguenze disastrose per l’economia».
C’è un leader europeo al quale si ispira?
«Premesso che in politica ho il mio stile, nutro profondo rispetto per Vladimir Putin, che ha ereditato un Paese in enormi difficoltà ed è stato in grado di guidarlo con mano ferma per decenni».
È anche un modello per le sistematiche violazioni dei diritti umani, come nel caso di Navalny?
«Penso che tutti i reati debbano essere accertati dalle autorità competenti. Ma credo anche che per i fatti in cui sono coinvolti i servizi segreti valga la stessa regola che vale in guerra: la prima vittima è la verità».
Anche la Cina è un Paese con cui tessere relazioni?
«La nostra politica estera è orientata a un pragmatismo che faccia gli interessi della Germania. La Cina è una potenza regionale emergente, con le capacità per diventare una forza mondiale. Penso sia sbagliato temerla solo perché è governata dal Partito Comunista, ha anche già portato a termine diverse riforme».
Più volte il suo partito si è espresso contro le misure anti Covid-19 introdotte da Merkel. Come conterreste una nuova ondata di contagi?
«Proteggendo le fasce di cittadinanza a rischio ed evitando un altro lockdown. Ci sono anche studi che hanno messo in dubbio l’efficacia delle misure coercitive per contenere l’epidemia. Riguardo al vaccino, riteniamo sia una scelta personale e siamo contrari all’obbligo, così come all’idea che l’ingresso ai luoghi pubblici sia riservato solo ai vaccinati o ai guariti».
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di Erika Antonelli
espresso.repubblica.it
2021-09-23 10:23:00 ,