Lunedì è iniziata l’udienza con cui la Guardia costiera statunitense è intenzionata a far luce sulle circostanze che nello scorso giugno hanno portato all’incidente mortale del sommergibile Titan.
La seduta è iniziata con una rivelazione sorprendente. “Gli ho detto che non ci sarei salito“, ha raccontato Tony Nissen l’ex direttore tecnico di OceanGate, l’azienda che ha costruito il Titan, a un gruppo di investigatori della Guardia costiera, riferendosi a una conversazione del 2018 in cui l’amministratore delegato della società Stockton Rush gli avrebbe chiesto di fare da pilota in una viaggio verso il relitto del Titanic.
L’udienza della Guardia costiera americana
“È per l’equipaggio operativo, non mi fidavo di loro – ha continuato Nissen agli investigatori –. Non mi fidavo nemmeno di Stockton“.
La testimonianza di Nissen, che si è concentrata sulla progettazione, la costruzione e il collaudo del primo sommergibile in fibra di carbonio di OceanGate, ha dato il via a quasi due settimane di testimonianze pubbliche nell’ambito delle udienze della Commissione d’inchiesta della Guardia costiera americana sull’implosione del Titan. L’incidente, avvenuto nel giugno 2023, ha portato alla morte – probabilmente istantanea – delle cinque persone a bordo, Rush compreso.
Prima che Nissen salisse sul banco dei testimoni, la Guardia costiera ha presentato una storia dettagliata di OceanGate, dello sviluppo del Titan e dei suoi viaggi verso il relitto del Titanic, che si trova a quasi 3.800 metri di profondità nell’Atlantico settentrionale. Le diapositive mostrate in aula hanno rivelato nuove informazioni, tra cui gli oltre 100 guasti alle apparecchiature e gli incidenti durante i viaggi compiuti dal sommergibile nel 2021 e 2022. Una cronologia animata delle ultime ore del Titan comprendeva anche gli ultimi messaggi inviati dalle persone a bordo. Tra questi, uno mandato a circa 2.400 metri di profondità recitava “tutto bene qui“, mentre nell’ultimo, inviato mentre il sottomarino rallentava la sua discesa a quasi 3.400 metri, si legge solo “persi due watt“.
La Guardia costiera ha anche confermato le notizie secondo cui il sommergibile sperimentale era stato conservato in un parcheggio all’aperto a temperature fino a -17 Celsius nel periodo precedente alle missioni dello scorso anno. Alcuni ingegneri temevano che l’acqua congelata all’interno o in prossimità della fibra di carbonio potesse espandersi e causare problemi.
Le accuse al capo di OceanGate
Nissen ha spiegato che Rush continuava a cambiare i piani dell’azienda. L’intenzione di far certificare l’galleggiante da una terza parte indipendente è caduta nel vuoto, così come la proposta di testare più modelli in scala dello scafo in fibra di carbonio del Titan, dopoché uno di questi si era guastato per via della pressione. Ma Rush aveva anche ridotto il numero dei componenti in titanio per risparmiare denaro e tempo.
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di Mark Harris www.wired.it 2024-09-17 12:00:47 ,