di Claudia Catalli
Diciamolo chiaramente: difficilmente un sequel regge il confronto con l’originale. Se poi il film in questione è Top Gun, divenuto un cult, amato dal pubblico di tutto il mondo, tanto da aver lanciato nell’Olimpo del successo un ventiquattrenne di nome Tom Cruise e aver incassato oltre 350 milioni di dollari, allora la sfida diventa veramente ardua. Eppure il regista Joseph Kosinski la supera alla grande, firmando un film spettacolare, epico, imponente e dal maestoso impatto visivo ed emotivo, godibile anche da chi ancora non ha visto Top Gun. Ma per chi ha visto e amato il film di Tony Scott, alla cui memoria il sequel è esplicitamente dedicato, è tutta un’altra storia: i brividi sono più che assicurati.
Tanto per cominciare Cruise è cresciuto ed è diventato un divo influente a Hollywood. Ha prodotto in prima persona il film e lottato contro tutti per farlo uscire solo al cinema, resistendo alle sirene delle piattaforme streaming, come ha sottolineato più volte al Festival di Cannes, ritirando la sua Palma d’oro onoraria a sorpresa.
Tornando al film, ritroviamo puntuali le orge di motori roboanti, le gare machiste per stabilire chi sia il pilota migliore e quell’atmosfera da pettorali, blue jeans e testosteroni che ha permeato tutto il primo film e che qui torna, perché in Top Gun: Maverick tutto torna.
L’effetto nostalgia parte già dai titoli di testa, assolutamente identici all’originale, come anche le prime sequenze sulla portaerei sulle note leggendarie di Danger Zone. Il tono epico pervade tutto il film, non senza dosi di ironia e autoironia, come nel primo film. Ritroviamo il capitano Pete Mitchell nel deserto del Mojave in California. Tira fuori da un armadietto la giacca di pelle leggendaria e gli occhiali inconfondibili del suo personaggio in una scena che somiglia molto alla vestizione di un supereroe – di fatto questo è Maverick, il pilota più veloce del mondo pronto a battere ogni record in volo – per poi sfrecciare a bordo della sua moto. Quando lo vediamo indossare l’uniforme con tanto di casco “Maverick” brividi e i dejavù sono solo all’inizio.
“Parlami, Goose” ripeterà a più riprese nel film, riferendosi a Nick Bradshaw, suo migliore amico e compianto compagno di volo tragicamente scomparso durante un’esercitazione. Del resto per chi fa il loro mestiere La fine è inevitabile”, sentenzierà laconico il superiore interpretato da Ed Harris. “Può darsi, signore. Ma non oggi”, risponderà Maverick, cavalcando il tormentone di quel not today che attraversa con enfasi le grandi narrazioni contemporanee, da Il signore degli Anelli a Il Trono di Spade.
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2022-05-25 12:00:00