Quarant’anni fa, sulle pagine dell’intramontabile settimanale vedeva la luce Topolino e la Spada di ghiaccio, un piccolo grande classico della scuola Disney italiana. Scritta e illustrata da un Massimo De Vita nel pieno della forma, pubblicata in tre puntate sugli albi numero 1411-1413 del dicembre 1982, Topolino e la Spada di ghiaccio è una storia che è impressa nella memoria di un’intera generazione di lettori. Oggi, a 40 anni da quel primo, storico episodio, e dopo quasi 30 di assenza dalle pagine di Topolino (la saga è composta da altri tre capitoli, di cui il quarto e ultimo è uscito nel 1993), La Spada di ghiaccio ritorna per una nuova generazione di lettori.
Su Topolino 3496 (in uscita in edicola, fumetteria e store online da mercoledì 30 novembre) inizia Topolino e la leggenda della Spada di Ghiaccio. In quattro episodi, Topolino e Pippo (nei panni del “cugino di Alf”, l’eroe delle leggende) torneranno a visitare il mondo dell’Argaar, dove il tempo passa più velocemente rispetto al nostro mondo – e dove sono trascorsi 8.800 anni dall’ultima battaglia contro il malvagio Principe delle Nebbie. Nel frattempo, Massimo De Vita si è ritirato dal mondo del fumetto, e l’onore (e l’onere) di scrivere il seguito sta allo sceneggiatore Marco Nucci e al disegnatore Cristian Canfailla, con i colori di Angela Capolupo e del Maaw Illustration Art Team.
Ma di acqua ne è passata sotto i ponti anche nel nostro, di mondo. All’inizio degli anni ‘80 il genere fantasy era ben diverso da come lo conosciamo ora. Le saghe più celebri viravano inevitabilmente verso due filoni ben distinti: le opere con ambizioni letterarie, sulle orme dall’antesignano Tolkien, spesso ispirate a saghe mitologiche e al folklore locale. E le storie pulp e di intrattenimento, figlie delle riviste antologiche degli anni ‘50 e ‘60, popolate di forzuti barbari e damigelle in pericolo, spesso contaminati dal nascente genere dei giochi di ruolo. Con poche eccezioni, il fantastico non era ancora un fenomeno di massa ed era considerato come narrativa di genere e di secondo o terz’ordine.
La scuola Disney di Topolino, da sempre eccellenza del fumetto italiano, era già rinomata per le grandi parodie. Ma si parlava di poemi come la Divina Commedia, l’Odissea o la Gerusalemme Liberata, o di grandi classici come Sandokan e Il giro del mondo in ottanta giorni. La Spada di ghiaccio non può essere inserita nel filone delle parodie, ma forse per la prima volta traeva ispirazione da entrambe le estremità del genere fantasy: Il Signore degli Anelli e la mitologia norrena dal lato più letterario, e La Spada di Shannara come rappresentante della narrativa d’intrattenimento, con qualche pizzico di Star Wars per buona misura. Di questi, De Vito è riuscito a sintetizzare gli stilemi più affascinanti del fantasy – quelli dell’high fantasy e della lotta tra bene e male, con magie, draghi e oscuri avversari – fondendoli con l’umorismo e la leggerezza delle migliori storie di Topolino.
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di Andrea Curiat www.wired.it 2022-11-26 05:40:00 ,